ANGELO PARATICO SCRIVE…La scoperta dei rotoli del Mar Morto, nelle grotte di Qumran, avvenne nel 1947 e da allora s’è molto speculato sul loro contenuto. I testi furono parzialmente resi pubblici nel 1991, ma fin qui è mancato un vero inquadramento storico ed esegetico. Alcune delle fantasiose ipotesi sul loro contenuto ricordano certi romanzi di Dan Brown, ma la speranza del mondo accademico è che tutto, o quasi, verrà presto chiarito. Il primo libro che raccoglie questi testi apparirà nel 2018 e a questo, nel giro di cinque anni, ne faranno seguito altri due o tre che completeranno l’opera.
Si tratta di circa 950 manoscritti, perlopiù in stato frammentario, scritti su pergamena e papiro, in lingua ebraica e aramaica, che coprono un periodo che va dalla metà del terzo secolo avanti Cristo sino al 68 dopo Cristo.
Il responsabile per la pubblicazione si chiama Marcello Fidanzio, ed è docente di Teologia all’università di Lugano. Fu lui a organizzare, proprio a Lugano nel 2014, il primo congresso internazionale dedicato a fare il punto sulle ricerche dedicate ai rotoli del Mar Morto e a permetterne la pubblicazione.
Fra i manoscritti ricostruiti, con enorme pazienza, ben 240 sono di argomento biblico e sono considerati fra i più interessanti, non solo dagli ebrei ma anche dal mondo cristiano. I protestanti potrebbero venirne turbati, dato che tendono a interpretare la Bibbia in senso letterale, a differenza dei cattolici che riconoscono pari valore alle sue interpretazioni, accumulate nel corso dei secoli dalla Chiesa romana.
Se pensiamo che i manoscritti biblici più antichi in nostro possesso risalgono all’anno 1000, possiamo intuire l’enorme interesse creato da questa pubblicazione, che sposta indietro d’un millennio le lancette dell’esegesi sacra.
Il ritardo nella pubblicazione dei manoscritti non è dovuto a oscure trame, bensì agli eventi bellici che hanno scosso il Medio Oriente. I primi rotoli di Qumran furono scoperti da pastori beduini e finirono sul mercato nero, venduti a collezionisti giordani ed ebrei. Successivamente alla guerra del 1948 le grotte di Qumran stavano entro i confini della Giordania, che s’avvalse di studiosi francesi della Ècole Biblique di Gerusalemme, fondata da Marie-Joseph Lagrange, per decifrarli. Nel 1956, con la crisi di Suez e forse per via d’una rinascita di nazionalismo arabo, i giordani allontanarono lo studioso britannico Gerald Lankester Harding, uno dei massimi esperti in tale materia. Con la guerra dei Sei Giorni del 1967 il materiale tornò in mani israeliane e tutti gli arabi che li avevano studiati si rifiutarono di collaborare.
Il lavoro per fare uscire il primo libro è stato coordinato con accademici israeliani, francesi, giordani e inglesi. Per tale motivo la scelta di porre il baricentro delle ricerche in Svizzera s’è rivelata la carta vincente.
Quando leggeremo questo primo volume di prossima pubblicazione sarà per noi come entrare nella biblioteca personale di Gesù Cristo, sfogliando le stesse pagine che lui ebbe a disposizione durante la sua breve ma intensissima vita.
Angelo Paratico