Oggi la rievocazione è stata come sempre perfetta. I figuranti perfetti, Pierettori perfetto, ormai conosce in ogni particolare il racconto della Battaglia che permise l’indipendenza dell’Italia. Lo racconta ormai da una vita.
Mancava il pubblico, quello si.
Nel mio piccolo, per quel che vale il mio pensiero ho provato a dirlo a Pietro Pierettori, ma si sa il cieco alle volte non è chi non vede, il cieco alle volte è chi non vuol vedere. Rassegnamoci. La Battagli resterà la stessa per i prossimi 30 anni. Allora ci sarà solo Il Sindaco, il Governatore Francese, Pierettori (Cavaliere) con il fedele scudiero Trezzi e tutti noi (pubblico) al Ticino a prendere il sole, con in mano una bella birra in bottiglia di vetro, senza pericolo per la sicurezza di nessuno, cosi l’amico Gelli sarà contento. Ironia a parte, la prima Rievocazione della Battaglia dell’emozionatissina Chiara Calati è terminata.
Dopo vengo Taggato in un post dall’amico Gabriele Calcaterra, ci rifletto un po’ su… devo pubblicarlo, perchè si, circa 100.000 uomini in battaglia, non possono per matematica aver combattuto solo a Magenta. Saranno sicuramente passati nelle vicine contrade.
Qui il Post pubblicato dal Museo Storico Civico Cuggionese:
La battaglia di Magenta 4 giugno 1859 passò da Cuggiono!
Non solo perché le truppe di Mac-Mahon lo fecero fisicamente, lambendo il Parco di #VillaAnnoni seguendo il percorso tratteggiato in questa mappa dell’epoca, ma perché qui una signora Cuggionese ha cambiato la sorte della battaglia.
Questo che segue è parte dell’articolo di prima pagina de “Il Secolo” oggi ilsecoloxix a firma del giornalista Garanzini, pubblicato nel 50°della battaglia (1909) :
[…]”È sempre accaduto così, spesso grandi avvenimenti che ebbero una importanza decisiva sulle vicende di un popolo o sopra una magnifica invenzione, sopra i destini di una nazione o su quelli dell’umanità, hanno avuto origine da umili fatti, o da circostanze fortuite che ne hanno poi determinato lo svolgimento e preparati gli effetti immediati”[…]
Prosegue:
[…].”tutti sanno che se il generale Lebrun non avesse, dall’alto del campanile di Cuggiono, potuto scorgere il gran vuoto che andava sempre più estendendosi fra la divisione de La Motte Rouge e la divisione Espinasse, e se non si fosse immediatamente provveduto al concentramento delle forze rinunziando all’attacco di Boffalora, la battaglia sarebbe finita in una irreparabile sconfitta”[…]
Tutti a Cuggiono avevano ricevuto ordine di chiedere i negozi e barricarsi in casa, solo CATERINA BAROLI questo il nome della giovane donna di cui si parla nell’articolo, era ancora per strada.
[…]”D’un tratto dalla via s. Rocco sbuca a spron battuto un ufficiale a cavallo, un depù, come soleva chiamare il popolo i militanti di alto grado. La giovane donna, Caterina Baroli, si scosta per lasciar passare, ma egli arresta bruscamente il cavallo innanzi a lei, e con parola concitata, affannosa, accompagnata da segni per lei incomprensibili, comanda, prega, supplica ad un tempo:
-Madame donnez moi la clef!
Ma lei non capisce. Aguzza gli occhi, intuisce che ciò che chiede è urgente; e lui ripete più ansiosamente:
– Madame, donnez moi la clef, la clef!
La…..la…..ma non compr. Ha! forse…. sul campanile per vedere, per spiare…..?
E fa l’atto con una mano di apra la porta e con l’altra indica il campanile.
-Oui, oui, madame, oui!
Il generale, poiché quel cavaliere non era altri che il generale Lebrun, ora è raggiante. Lo è quanto lei, Caterina Baroli forse intuisce che sta per rendere un gran servizio alla Patria!
Ella facendo al generale di seguirla ritorna sui suoi passi, attraversa con lui e un’altra volta le vie deserte, arriva la porta del cortile attiguo alla chiesa e chiama ripetutamente sagrestano
– la chiave del campanile!
– Ma….. ma….. !
– È un francese ! La chiave, la chiave!
Il generale d’un salto è a terra, stringe la mano alla giovane donna, le dice tutta la sua riconoscenza con quella stretta, ed afferra le chiavi.
-Mercì, madane, mercì !
Caterina Baroli non sapeva rispondergli in Francese; gli disse in un lungo sorriso tutto il suo compiacimento, il suo fervido augurio.[…]
[…]”Alla sera l’eco della Vittoria squillo di terra in terra: e la trasvolando al domani stampò rapido un bacio sulla fronte serena di Caterina Baroli, mentre ella, pietosa, nel cortile dell’ospedale di Cuggiono sorreggeva la testa di un soldato francese gravemente ferito, il quale in un fievole lungo sospiro di tenerezza la chiamava maman.
G.B.GARASSINI”
Una copia della pagina da cui abbiamo preso alcune parti per questo post, è esposta da anni a Museo.
Nella prima immagine scorci del Parco e il percorso tratteggiato oggi via Magenta verso Magenta (collezione privata)
Nell’altra, foto del ponte di Boffalora distrutto in parte nella battaglia, in una xilografia dell’epoca (collezione privata)