E’ un momento di grande crisi interna per l’Argentina, a rischio eliminazione dal Mondiale e con i veterani in rivolta contro il ct Sampaoli, che ha perso l’appoggio anche della Federazione, sebbene le ultime dichiarazioni del presidente Tapia smentiscano un ipotetico ammutinamento. La squadra è ora nelle mani di Mascherano e Messi, capi dello spogliatoio. La “Pulce” è l’unico intoccabile dell’Albiceleste mentre vi sono grandi dubbi circa gli altri 10 che scenderanno in campo contro la Nigeria. Aguero è uno dei pupilli del “diez argentino” (utilizzo la lettera minuscola per nulla togliere ad un altro giocatore che ha vestito questa maglia), essendo compagni sin dalle giovanili. Caballero, dopo il clamoroso errore commesso sul gol dello 0-1 della Croazia, dovrebbe perdere il posto in porta a favore di Armani. Grande caos, quindi, all’interno di un organico che, secondo i tabloid di tutto il mondo, era il candidato alla vittoria finale, al pari di Brasile e Spagna, anch’essa protagonista di un cambio di dirigenza tecnica lampo.
Proprio oggi sono trascorsi quarant’anni dal primo grande trionfo sudamericano in una competizione mondiale. Correva il 1978 quando gli uomini di Menotti, guidati da Mario Kempes, capocannoniere di quell’edizione, sconfissero in finale i Paesi Bassi per 3-1. C’era anche l’Italia in quella edizione. Bearzot schierava in campo varie giovani promesse, molte delle quali divennero in seguito gli eroi di Spagna ’82. La corsa degli Azzurri si infranse in semifinale, portando di conseguenza un quarto posto. Un Mondiale fortemente condizionato dal clima di tensione politica, causata dall’instaurazione, due anni prima, in Argentina, di un regime militare totalitario, e viziato dal nazionalismo che favorì la conquista del trofeo dei padroni di casa. Tale evento rafforzò notevolmente l’autorità governativa, osannata da tutta la popolazione. Due situazioni delicate, ma con cui il Calcio locale ha già avuto modo di confrontarsi. Di certo Messi e compagni si trovano a tu per tu con una potenziale e clamorosa delusione che non si registrava da anni.