ANGELO PARATICO – Domenica, primo luglio 2018, la Lega di lotta e di governo convergerà su Pontida per celebravi i propri successi politici. Poco importa che a Pontida non ebbe mai luogo il fatidico giuramento.
I popoli vivono di miti e d’illusioni, che poco hanno a che fare con la realtà. Rainer Maria Rilke scrisse che: “Il vostro mondo esiste solo perché un poeta lo canta.” Nulla di più vero. I poeti abbelliscono sempre il passato, al punto di reinventarlo. Senza Omero cosa sarebbe della distruzione di Troia e del viaggio di ritorno di Ulisse a Itaca? Menzogne, sangue, frustate, sodomia, disperazione e pulci.
Il giuramento di Pontida che, secondo la tradizione, sarebbe avvenuto nel monastero dell’omonimo paese bergamasco, è sicuramente una leggenda. Prova ne sia il fatto che tutti gli storici dell’epoca ignorarono tale avvenimento. Il primo ad accennarne fu Bernardino Corio, nella sua “Historia di Milano” scritta nei primi anni del XVI secolo, ovvero tre secoli dopo quegli avvenimenti. Per quanto riguarda studiosi del calibro di Muratori e di Villani, questi mai ne accennarono nelle proprie opere. Un antesignano dell’unità nazionale, quale fu Nicolò Machiavelli, non parlò mai né di Pontida, né alla battaglia di Legnano. Se questi fossero davvero stati degli avvenimenti di grande importanza storica, egli non avrebbe mancato di nominarli. Dante Alighieri, addirittura, parla solo della battaglia di Legnano, ma per disapprovare la ribellione dei comuni lombardi contro a un monarca illuminato come il Barbarossa. Successivamente, altri storici negarono la storicità del giuramento, il Rotondi, il Giesebrecht, il Cipolla e così via.
Agli inizi del XX secolo, nel riparare le mura del monastero di Pontida, fu scoperta una lapide, sulla quale si legge:
“Federatio longobarda pontide, sub. Ausp. Alexandri III P.M. die VII aprilis MCLXVII Monaci Posuere.”
Queste chiarissime parole parvero dimostrare che il Corio aveva visto giusto e che davvero vi prestarono giuramento, il 7 aprile del 1167. Purtroppo, però, a un più attento esame quella pietra risultò essere una contraffazione, forse posta da qualcuno che aveva letto l’opera dello storico milanese e la voleva riconfermare. In particolare, molto sospetto ai latinisti parve il termine “federatio” usato invece di “societas” o “concordia”, più nello spirito dei tempi.
La solennità del giuramento fu esagerata nell’Ottocento, assieme a tutto quanto riguardava la Lega lombarda e la battaglia di Legnano, da coloro che intendevano riunificate la penisola italiana. In essa vollero leggere la fondazione dello spirito nazionale, quando in realtà sia Pontida che Legnano furono altra cosa. La Lega fu un labile patto fra alcune città, guidate da Milano e istigato da Papa Alessandro III, che la usò come strumento per perseguire le proprie mire temporali e anti imperiali.
Per quanto riguarda la battaglia di Legnano, quella fu vinta dai Milanesi e dai loro alleati sfruttando una superiorità numerica di almeno 3 a 1, secondo il Muratori. Seimila milanesi contro 2000 imperiali che scortavano il Barbarossa e che per la gran parte erano comaschi. Fu un’imboscata, causata da un grave errore di valutazione da parte di Federico Barbarossa, il quale non credeva di avere davanti un nemico così numeroso. Alcuni cavalieri tedeschi s’arreso, ma i comaschi preferirono cadere con le armi in pugno, piuttosto che farsi umiliare dai loro odiati antagonisti lombardi.
Quegli avvenimenti vennero utilizzati dai nostri padri risorgimentali per convincere i timidi e i tentennanti che l’unità nazionale era possibile, però bisognava restare uniti e combattere. Diciamo che il mito funzionò e quel messaggio resta validissimo oggi, è giusto che gli italiani rialzino la testa e giurino a Pontida.
Angelo Paratico