Il due di agosto, nelle nostre regioni del Nord, era diffusa la festa di Ómen, una singolare tradizione oramai perduta nel tempo, riservata ai soli uomini che, in questi decenni non sono particolarmente brillanti. Per testimonianza diretta, posso dire che era ricordata ancora negli anni Settanta del secolo scorso nelle nostre contrade, ma adesso sembra essersi definitivamente spenta, anche perché i cambiamenti sono stati tali che il nostro folklore non ha saputo tenere il passo.
Scrive Giancarlo Minella di aver trovato una rara attestazione di questo evento agostano in una pubblicazione di Canzo (Como) della ‘Compagnia di Nost’, in cui si parla della festa celebrata dai ‘paisan’ con l’astensione dai lavori pesanti, ma anche del vezzo di adornare con un ‘galin rus’ (nastrino rosso) l’orgoglio virile, posizionandolo sulla patta.
Una festa campestre degli uomini quindi, non inserita nel calendario liturgico, durante la quale innalzavano i calici di vino cantando e sciorinando visioni allegoriche di carattere sessuale che non mancano mai nelle fantasie maschili.
Giancarlo Minella, vicepresidente di ‘Terra Insubre’ ha scritto, qualche decennio fa, che tale festa ricorda una celebrazione irlandese ancora in voga oggi (1° agosto) in onore del dio Lugh, la principale divinità celtica e trovava riferimento in una consuetudine legata alla preparazione del pane con il primo grano raccolto (fertilità dei terreni che potrebeb trovare riferimento negli attributi maschili di cui dicevamo sopra).
FOTO Un gentile montone…