SESTO CALENDE – Ottant’anni fa, nel 1938, iniziavano i lavori per la costruzione di un’importante traversa di sbarramento per la regolazione del Lago delle Verbene, la cosiddetta ‘diga della Miorina’. Il lago Maggiore, in cui le ‘verbene’ (verbania) sono toponimi che la fanno da padrone, è lungo 65 Km da Locarno e Sesto Calende, largo 12 da Laveno a Feriolo e poco più di 1 Km da Arona ad Angera.
L’esigenza era strettamente legata dalla richiesta di una sempre maggiore portata d’acqua di irrigazione per il Villoresi (in sponda sinistra, entrato in servizio nel 1884) e per il costruendo canale Regina Elena (in sponda destra, sarebbe entrato in servizio nel 1954). Oltre a queste ‘nuove’ utenze, c’erano le cosiddette ‘antiche utenze’, tra cui il Naviglio Grande (1177), il Naviglio Sforzesco (1447). Il Naviglio Langosco (iniziato nel 1610), le rogge di Galliate, Magna e Castellana ed inoltre la roggia Visconta, Clerici-Simonetta, la roggia di Oleggio, molinara in Val Ticino e molinara di Castano.
Non solo, una maggiore quantità di acqua per l’agricoltura padana. Nel 1951, un accordo tra lo Stato e la società elettrica Vizzola spa, permise la costruzione di un nuovo sbarramento sul Ticino, in località Porto della Torre, a valle della diga della Miorina, per rialzare il livello delle acque del fiume di 7 metri (da lì alla Miorina, dove prima c’erano le rapide chiamate Cagarat, Cheribò, Gola stretta) al duplice scopo di utilizzare il salto potenziale per produzione di energia idroelettrica e, nel contempo, costituire il bacino di derivazione del canale Regina Elena.
La regolazione del Lago era già stata pensata e realizzata nei secoli passati: in località Resiga c’erano (ci sono?) i resti di una diga antica e di un guado, un passaggio costruito con fondi battuti di ciottoli e così i carri potevano passare. La diga antica, opera di alta ingegneria fu costruita nel 1154, lungo il canal grande del Ticino, sul fondo del fiume. Consisteva in una platea di mattoni posati in costa e protetti a monte da resti di palificati che lasciavano trasparire la loro origine medievale, sia per i sistemi costruttivi usati che per le dimensioni degli stessi mattoni. La platea si estendeva sulla sponda lombarda verso quella piemontese per una lunghezza di 190 metri e per una larghezza variabile di 9-10 metri. Questa struttura ebbe diverse utilizzi: servì come diga di sbarramento per derivare l’acqua del fiume, come sfioratore per contenere i livelli minimi dell’acqua e quindi mantenere attivi i porti del lago o, più semplicemente, come guado di transito nei periodi di basso livello.
In tempi recenti fu solamente nel 1923 che venne costituito tra le Province di Milano, Novara e Pavia il ‘Consorzio del Ticino’ con lo scopo di promuovere un razionale sfruttamento delle acque del Ticino. L’ingegner Gaudenzio Fantoli fu incaricato di risolvere il problema e, con decreto 14 giugno 1928 n. 1595, lo Stato decise di trasformare il ‘Consorzio del Ticino’ in un Ente di Stato.
In vista della realizzazione del progetto fu realizzato un modello in scala 1/100 che diede il la all’inizio dei lavori finanziati per il 55% dalla Vizzola, 18% Consorzio Villoresi, 18% Canale Regina Elena, 9% Ente Risi. I lavori furono ultimati nell’autunno 1942, in tempo per utilizzare l’invaso nell’inverno 1942-43, al fine di produrre energia preziosa in un periodo critico, segnato dalla seconda guerra mondiale in corso. Caratteristica peculiare dello sbarramento di regolazione, in servizio da ottant’anni, è di essere costituito da 120 piccole paratoie metalliche (tipo Chanoine-Pasqueau da m. 4×1,5). Completamente abbattibili in alveo in caso di piena, così da restituire al fiume la sua sezione naturale di circa 200 metri, le paratoie sono incernierate alla platea di fondo e manovrate dall’alto per mezzo di due carri di manovra a comando idrodinamico che scorrono su un ponte a traliccio attraversante il fiume.
FOTO – La diga della Miorina e le derivazioni dal fiume Ticino