Calati sui social: Violenza verbale, indifferenza, finanche odio non ci sto!
Quando si parla di Aboubakari si parla anche di migranti, non se ne può fare a meno. I tanti Aboubakari che sfidano deserti di sabbia e le distese di mare per arrivare in Europa.
Lui ci era riuscito, ed era in attesa di sapere se avrebbe ricevuto un diniego o un permesso per poter rimanere in questo nuovo continente. L’Italia, secondo gli accordi di Dublino, doveva essere il suo giudice.
Dalla parola immigrato ci piace trasferirci a qualche lettera più avanti nel vocabolario e troviamo la parola persona.
A quel punto siamo completamente fottuti, saltano le dinamiche della politica buonista e oltranzista e abbiamo l’obbligo di guardare in faccia Aboubakari, il cui cuore batte ancora, proprio come il nostro, e che cerca di dare senso alla sua vita migliorando la sua condizione e quella della sua famiglia nel Benin.
Abbiamo letto che studiava e che aveva una solida fede e avrebbe fatto il possibile nonostante la sua giovane età per rimanere qui, imparando al più presto la nostra lingua, quella del vocabolario che stiamo sfogliando.
Diventano importanti, sotto questo aspetto, le parole della Sindaca di Magenta, Chiara Calati, che fa barriera sulla triste morte e, dall’alto dell’ Istituzione che rappresenta, parla per tutelare la vita del giovane africano, e prendere le distanze dalle parole di odio e di indifferenza che abbiamo letto sui social. Non solo la morte, infatti, è per tutti il destino che ci accomuna, ma anche la sacralità della vita, del cuore che batte nel nostro petto. Quel che da vivi facciamo, pensiamo e diremo darà giustizia al chi siamo nel presente e nell’ora della nostra morte. Aboubakari è stato grande, un gigante in questo; d’altra parte tutti noi coltiviamo i nostri sogni e cerchiamo di migliorarci e migliorare la vita di chi vive intorno a noi.
Non ci rimane che ringraziare Aboubakari per quanto ci ha insegnato.