Matteo Salvini a Milano ha incontrato Viktor Orban, premier ungherese di estrema destra, dando di fatto inizio alla sua campagna elettorale per le Europee. L’incontro, durato poco più di un’ora, che ha avuto ampia risonanza mediatica, si è svolto in Prefettura, mentre nella vicina piazza San Babila, da sempre simbolo della destra meneghina, è stata organizzata una manifestazione di protesta cui hanno partecipato migliaia di semplici cittadine e cittadini, associazioni sindacali, gruppi della cooperazione internazionale e italiana e partiti della sinistra. Dopo uno scambio di manifestazioni di stima reciproca, l’argomento caldo dell’incontro è stato la situazione dei flussi migratori . Orban l’ha risolta costruendo muri al confine ungherese, Salvini tenta, bloccando le navi nei porti, ma il no netto all’ immigrazione, che entrambi sbandierano, permette ai due di glissare sull’ altro no, quello ad ogni ridistribuzione dei migranti dei Paesi del Gruppo di Visegrad ( gli Euroscettici). La tesi di Orban è semplice: non bisogna trasferire i profughi, ma impedire loro di entrare.
Nei giorni scorsi ha fatto il giro del web la frase di Salvini che dice di avere dalla sua, riguardo alla gestione dei migranti, 60 milioni di Italiani. Ieri la piazza di Milano ha dimostrato che la matematica non è un’opinione, perchè a manifestare contro Salvini e Orban e le loro politiche intransigenti e restrittive c’erano 10000 persone.
La manifestazione è stata organizzta dal comitato Insieme senza Muri e da iSentinelli di Milano e si è svolta pacificamente in una Milano blindata per l’arrivo del leader ungherese, che si è trattenuto in città giusto il tempo dell’incontro. Ha visto le vie del centro inondate da migliaia di persone che cercavano di confluire in piazza San Babila, dove era stato allestito un palco, dal quale hanno parlato esponenti dei partiti, tra cui l’assessore alle politiche sociali del comune di Milano Pierfrancesco Maiorino,( nella foto a lato), Luca Paladini,( portavoce dei Sentinelli) , Riccardo Gatti (capo missione dell’organizzazione non governativa Proactiva Open Arms), Roberto Rossini (presidente nazionale delle ACLI), Corrado Andreoli (segretario della Camera del Lavoro di Milano), Pape Diaw ( presidente della comunità senegalese italiana), i circoli ARCI e anche alcuni rifugiati politici, che hanno raccontato la loro storia. La manifestazione, che ha visto una partecipazione eterogenea di pubblico, con tantissimi giovani e giovanissimi, ma anche tante persone anziane, è stata dedicata ai migranti morti in maniera violenta nel nostro Paese e alle 11 donne giunte con la nave Diciotti, violentate nei campi di raccolta profughi in Libia. Il messaggio dal palco è stato, unanimemente, di contrasto all’incontro tra i due leader politici, ma anche di incitamento a tutti i cittadini, per ricostruire il tessuto sociale del Paese, per recuperare i sentimenti di solidarietà e di aiuto tra i Popoli, di fermezza nel mantenere vivi i principi della Costituzione, soprattutto in difesa dei diritti degli ultimi.
Grazie a Maria Angela Colombo per le testimonianze fotografiche.