TURBIGO -BIENATE. Ho conosciuto Emilio Scampini (1919-2004), da vicino, nella fase ultima della sua vita. Veniva a Turbigo al sabato pomeriggio con in mano, ogni volta, alcuni fogli battuti a macchina che contenevano un ‘Racconto del Ticino’, con annessi e connessi, (fotografie, disegni…) e ci accordavamo per la pubblicazione su ‘Il Ticino mese’, la rivista illustrata del tempo che, a quel tempo, dirigevo. A mia volta, poi, portavo le bozze in quel di Bienate, la casa avita, per verificare se ci fossero degli errori del proto e, ricevuto il suo ok, si andava in stampa. Ne abbiamo pubblicati tanti di questi racconti (23) che la figlia Malombra ha raccolto, nel 2006, in una pubblicazione che il Comune di Magnago ha pensato bene di editare. Non solo, ma la figlia, il cui nome è ispirato alla figura e l’opera di Antonio Fogazzaro (di cui Scampini fu uno dei maggiori critici italiani) ha allestito un sito internet dove ha raccolto la biografia e le opere del padre. Lo stesso che abbiamo cercato di fare noi per Angelo Lodi, grande amico di Scampini, una volta che avevamo visto che la sua presenza non era registrata nei social.
A noi è venuta la voglia di ricordare Scampini avendo visto che il 12 ottobre nella Casa delle Associazioni di Via Roma, 1, sarà rappresentato il ‘Piccolo Mondo Antico’, uno spettacolo teatrale-musicale sull’opera di Antonio Fogazzaro (ingresso libero).
Proprio perché, il nostro territorio, animato com’è dalla bellezza del Ticino, è stato attraversato dalla ‘penna’ di tanti scrittori nella sua storia millenaria, non bisogna dimenticarne nessuno.
Uno dei primi che ne scrisse fu Carlo Porta, famoso esponente della poesia dialettale milanese, che nel ‘Brindisi del Meneghino’ del 1815 passa in rassegna i vini che allora si producevano nell’Alto Milanese e tra questi considera il vino di Castano ‘brillant e giuios’ (succoso), ma soprattutto quello di Buscate, chiedendo che gli venga portato un ‘martin’ cioè un fiasco: “Scià on martin de Buscàa’”, un verso che ha dato il nome al noto ristorante buscatese.
Un altro poeta dialettale milanese, Delio Tessa, che di professione faceva l’avvocato, agli inizi del Novecento veniva spesso dalle nostre parti con il ‘Gamba de Legn’ e sul tranvaj incontra al ‘Togn d’Inverun’, che nessuno vuole nemmeno l’ospedale, e ne tratteggia la figura dolorosa.
Anche Carlo Emilio Gadda ebbe l’occasione di frequentare i nostri paesi da cui trasse l’ispirazione della ‘Madonna dei filosofi’: “A metà strada tra Boffalora e Turbigo c’è una strada che traversa e da una banda si sperde fra salci ed altissimi pioppi verso il Ticino; e dall’altra con forte salita, valica lo spalto boschivo segnante, nella coltre fonda della pianura, l’erosione del fiume”. Siamo al palazzo Clerici di Castelletto di Cuggiono, allora di proprietà Ripamonti, dove tra “finestre con cornici barocche di pietra grigia”si trovava il dipinto seicentesco di una Madonna fatta realizzare come ex-voto (…).
Ai nostri tempi Nino Maiellaro nel suo romanzo ‘L’isola delle comete’ (Camunia editore, 1990, p. 17) descrive la battaglia di Tornavento del 1636. Infine, Laura Pariani con i suoi racconti, ma anche Philippe Daverio ha inserito Via Gaggio nelle sue 127 passeggiate d’autore contenute nel libro ‘La buona strada’.
Ma in testa a tutti ci sono i NOSTRI: Emilio Scampini e Angelo Lodi che hanno sentito il palpito della vita del nostro territorio da vicino ed è bello riscoprirli…