INNSBRUCK – La vittoria che impreziosisce una carriera epica e degna di essere tramandata ai posteri. Alejandro Valverde, “El Imbatido”, vince a 38 anni, dicasi 38 anni, il Mondiale di Innsbruck. Secondo posto per Bardet e terzo per Michael Woods, che precede Dumoulin. Quinto uno stoico Gianni Moscon, che si carica tutta l’Italia sulle spalle a causa dei problemi di Nibali, che va, in ogni caso, onorato per il lavoro di recupero svolto per partecipare a questo importante appuntamento. Molti i favoriti che non hanno rispettato le aspettative, tra cui il candidato numero uno alla vittoria, Julien Alaphilippe.
GRUPPO SORNIONE, LE BIG NON SI MUOVONO, VOLA VIA LA FUGA
A provare l’impresa titanica nell’Inferno d’Austria sono 20 corridori, nessuno dei quali rappresentante le nazionali favorite per la vittoria finale; a comporre la fuga sono Michael Kurkle (CZE), Laurent Didier (LUS), Jacques Janse Van Renaburg (SDA), Ilia Koshevoy (BLR), Vegard Stake e Laengen (NOR), Ryan Mullen e Conor Dunne (IRE), Daniil Forminykh (KAZ), Rob Britton (CAN), Kasper Asgreen (DAN) e Tobias Ludvigsson (SWE). Il gruppo, nei 90 km abbondanti percorsi, non contrasta l’iniziativa degli attaccanti, accumulando un margine di ritardo tra i 17 e 20 minuti. Rischio “fuga bidone” ?
ECCO I COLPI DI SCENA: ALZANO BANDIERA BIANCA BARGUIL E ROHAN DENNIS
Ci vogliono ben 4 giri prima che la gara inizi a regalare le prime sorprese: a -95 km è costretto ad abbandonare i sogni di gloria Warren Barguil (FRA). Il bretone è vittima di problemi fisici che non gli permettono di proseguire. Non tiene, invece, il ritmo Rohan Dennis (AUS), fresco vincitore della prova a cronometro. Il corridore della BMC si stacca sulle impervie e arcigne rampe dell’Igls. Cede anche Sagan (SLK). Non adatto il percorso di Innsbruck per il detentore della corona mondiale. Intanto il gap tra fuga e inseguitori si è dimezzato: il vantaggio degli 11 rimasti al comando è di “appena” 7 minuti.
ITALIA SUGLI SCUDI, CADE ROGLIC, VAN AVERMAET TENTA IL JOLLY
Trascorrono solo circa 30 km quando dal plotone si sgancia Dario Cataldo (ITA), che tenta di scombinare le carte in tavola. Reagisce Herrada (SPA), ma è solo il primo degli scatti degli uomini del ct Cassani. Allungano anche De Marchi e, per due volte, Brambilla, scompigliando i piani di Gran Bretagna e Spagna. Lo strappo, però, si viene a creare con l’azione di Van Avermaet (BEL), autoproclamatosi “Joker” della corsa, e di Caruso, neo compagno di squadra di Nibali alla Bahrain Merida. Ai due si aggiunge anche Fraile (SPA). Quando mancano 2 giri al termine, in una delle ultime curve che immette sul rettilineo del traguardo, va per le terre Primoz Roglic (SLV). Italia, quindi, molto viva e presente, anche con uno”Squalo dello Stretto” sempre nelle prime posizioni. Battistrada a 3’21”.
PRIME VITTIME ILLUSTRI SULL’IGLS: SALTANO POELS, KWIATKOWSKI, YATES, MARTIN E ZAKARIN
Il mondiale si infiamma sulle continue accelerate del duo Brambilla-De Marchi, con tutta la Nazionale schierata nelle prime posizioni del gruppo. L’aumento dell’andatura miete le prime vittime di spessore: perdono le ruote Daniel Martin (IRL), Wout Poels (OLA), il vincitore dell’ultima Vuelta Simon Yates (GBR), Ilnur Zakarin (RUS) e Micah Kwiatkowski (POL). L’ascesa di Igls ha creato la tanto attesa selezione e un grandissimo sparpaglìo sotto le incursioni degli uomini del tricolore italiano, volte a preparare un ipotizzabile attacco di Nibali.
ITALIA A FARE L’ANDATURA, MA NIBALI NON CE LA FA; SI MUOVONO KENNAUGH E VALGREN
Nonostante il forcing dell’Italia, dalle retrovie scatta Kruiswijk (OLA). E’ un’azione che fa male, soprattutto a Vincenzo Nibali, che dimostra le condizione non perfetta portata in Austria, a causa della frattura alla vertebra rimediata al Tour de France. Una menzione d’onore va spesa comunque per il siciliano recuperato in extremis, che ha onorato la maglia azzurra con il prendere parte a questa storica corsa. Si stacca anche Van Avermaet. Moscon e De Marchi presenti nel gruppo dei contrattaccanti, di 30 unità, assieme Kennaugh e Adam Yates (GBR), Pinot, Alaphilippe e Bardet (FRA), Rui Costa (POR), Lutsenko (KAZ), Roglic (SLV) e il blocco olandese. Testa della corsa rappresentata da Valgren (DAN), che approccia la salita di Gramartboden con 23″ di vantaggio.
INFERNO SUL GRAMARTBODEN, INNSBRUCK INCORONA DON ALEJANDRO
La Francia approccia la terribile ascesa finale con Bardet, Alaphilippe e Pinot davanti. Ci sono anche Woods (CAN), Moscon e Valverde (SPA). Non compare, invece, Roglic, protagonista in discesa. A sorpresa salta il secondo dei tre galletti francesi. Sugli ultimi metri dello strappo si pianta anche l’ultimo italiano, che, per evitare un canale di scorrimento dell’acqua, perde la traiettoria ideale di scalata, mentre da dietro risale Tom Dumoulin (OLA). A -1,7 km avviene l’aggancio da parte del Conte di Maastricht, ma tutto viene reso vano dalla volata del 38enne spagnolo, che sale sul tetto del mondo e nell’Olimpo della storia del Ciclismo. Argento a Bardet e bronzo a uno splendido Woods. Quinto posto per un commovente Gianni Moscon.