Oggi, per la rubrica LE DONNE DI CAM, voglio affrontare un argomento che interessa milioni di coppie italiane che decidono di separarsi e hanno figli minori: il disegno di legge Ddl735 del Senatore Pillon.
Nel precedente articolo del 29 agosto 2018 ho spiegato i punti fondamentali del decreto che dovrebbe modificare le procedure per l’affidamento condiviso dei figli di genitori separati e anche i rapporti economici tra i coniugi:
Separazioni: il progetto di legge Pillon sulle separazioni e sull’affido condiviso.
Da alcune settimane è in atto una mobilitazione generale della società civile: associazioni di donne, di avvovati specializzati in separazioni e divorzi, di psicologi dell’età avolutiva servizi sociali, associazioni delle famiglie e altri, per fermare la discussione in Parlamento di tale decreto. Abbiamo chiesto a Simona Sforza attivista per i diritti delle donne, esperta di questioni di genere, blogger e mamma di fare per i nostri lettori e lettrici una raccolta completa delle ragioni del #NO Pillon.
Qui sotto il suo articolato intervento, con tutti i link per gli approfondimenti:
“Sempre più giù, ogni giorno un nuovo attacco, la sensazione che stiamo precipitando e ci stiano per strappare via diritti e conquiste faticosamente conquistate. Ed è per questo che siamo alla ricerca di qualcosa che possa unirci, che possa aiutarci a convogliare le forze, le energie verso un possibile argine per fronteggiare questa deriva. Il ddl Pillon è uno di questi attacchi e il fatto che in tanti e tante si stiano mobilitando rinfranca. Da quando è stato presentato ha ricevuto numerose critiche: le principali associazioni di avvocati specializzati (AIAF, AMI, UNCMI e Cammino); gli psicologi, sia attraverso l’Ordine Nazionale (il Consiglio ha dato unanime mandato alla Presidenza per stilare un articolato parere tecnico da presentare nella audizione in Commissione Parlamentare), sia tramite l‘Associazione Italiana di Psicologia e la Conferenza della Psicologia giuridica. Si sono aggiunte le voci di chi si occupa dei maltrattamenti sui minori (CISMAI), delle violenze di genere (Telefono Rosa) e delle comunità di accoglienza (CNCA). Contro anche ACLI, CGIL e Forum Famiglie. Intanto la petizione lanciata da D.i.Re Donne in rete contro la violenza vola oltre le 90.000 sottoscrizioni.
Maggiori informazioni sul decreto a questo link
A Milano si è formato il Comitato NoPillon: www.facebook.com/ComitatoNOPillon, riunitosi lo scorso 2 ottobre presso la Camera del Lavoro. All’unisono si è chiesto che il ddl venga ritirato, un impianto che non si può sanare, emendare, correggere, perché i suoi presupposti e la cultura che lo sottende sono pregiudizievoli per uomini, donne e minori.
Manuela Ulivi di Cadmi interviene evidenziando le conseguenze nefaste di una mediazione familiare obbligatoria, sottolineando come con questo strumento imposto si contravvenga a quanto prescritto dalla Convenzione di Istanbul in casi di violenza.
L’avvocata Giovanna Fantini, avvocata delegata della Cassa Forense di Milano, ricorda come questo ddl aumenti i costi dei divorzi, il cui iter diventa complesso e rischia di incrementare il grado di conflitto. Il testo non è in linea con la realtà nella quale l’82,5% delle separazioni è consensuale e gli affidi sono condivisi all’89%.
L’avvocata dell’Unione nazionale Camere minorili Paola Lovati ha evidenziato la visione adultocentrica presente nel ddl 735, che annulla anni di numerosi passi in avanti, con norme che hanno rimosso le differenze tra figli nati fuori o dentro il matrimonio, che hanno portato alla sostituzione del termine “potestà” con “responsabilità” genitoriale, che hanno previsto diritti afferenti unicamente ai/alle bambini/e, autonomi rispetto ai doveri dei genitori. Viene meno il diritto del minore ad essere ascoltato e preso in considerazione quando si avvia un procedimento giudiziario che lo coinvolge.
Antonella Penati, presidente dell’Associazione Federico nel Cuore, fornisce un quadro preciso dell’operazione messa in atto con questo Ddl: le gravi ricadute delle accuse di alienazione nei confronti delle madri che cercano di proteggere i propri figli e di scappare dalla violenza. Perché anche di questo si tratta. Troppi figlicidi, troppi figli obbligati a frequentare il genitore violento.
Interventi e occasioni di approfondimento come queste potrebbero esserci utili per evidenziare quanti elementi critici e fonte di effetti negativi sono presenti nel ddl 735. Affinché emergano, fortunatamente esiste lo strumento delle audizioni degli esperti, che dovrebbero iniziare il prossimo 23 ottobre.
Segnaliamo le “Pillole di Pillon” qui l’articolo del corriere , realizzate da un gruppo di avvocate del Foro di Milano (Silvia Belloni – Lara Benetti – Cinzia Calabrese – Roberta De Leo – Simonetta D’Amico – Paola Ponte): uno strumento utile per poter divulgare con sintetica chiarezza i pericoli insiti nel decreto”.
Grazie a Simona Sforza per il suo contributo.