CASTANO PRIMO – Anni fa passai le note che seguono ad una ragazza turbighese, intenta a fare la tesi su Enrico Acerbi, chiedendole però di farmi avere una copia della sua ricerca una volta conclusa. Cosa che non successe, in quanto la riconoscenza non è di questo mondo e, probabilmente, neanche dell’altro.
Al tempo citai il lavore di padre Virginio Martinoni dicendole che c’erano molte notizie dell’infanzia di Enrico a Castano, del fatto che rimase orfano a dieci anni, del trasferimento a Milano, dei suoi studi presso le scuole di S. Alessandro dei Padri Barnabiti. Sono degli anni giovanili le sue prime composizioni poetiche che gli valsero molti ammiratori tra cui i Borromei che lo sostennero nei successivi studi all’Università di Pavia (allora i ragazzi di qualità venivano aiutati. A Turbigo Carlo Bonomi fu guidato a frequentare Brera da De Cristoforis). Enrico Acerbi fu, infatti, accolto nel collegio Borromeo di Pavia dove compose il poemetto la ‘Venere Celeste’ (stampata a Milano nel 1809), pieno di fuoco e di leggiadria e la traduzione in versi sciolti, dal francese, di un altro poemetto. Nel 1810, laurea in medicina a Pavia e, nel 1811, la ‘libera pratica’ che svolse presso i proff. Raggi e Borola di Pavia.
A 27 anni (1813) pubblicò la traduzione dal latino del trattato ‘Igiene terapeutica e materia medica’ del dott. Carominati con note sue e dell’autore sulla nuova dottrina dei medicamenti, secondo la teoria del controstimolo.
Nel 1814 scoppiò a Milano un’epidemia di morbo petecchiale e la chiesa di Sant’Antonio fu adibita ad ospedale. Il giovane medico si offrì volontario e poco mancò che ci lasciasse la pelle, com’era avvenuto al padre. Prestò servizio all’Ospedale Maggiore, all’orfanotrofio di Santa Caterina (c’è un bel libro sugli esposti e mi pare che ne abbia una copia il giovane Azzimonti di Turbigo). Da Milano si trasferì a Ginevra, poi a Firenze (Mascagni), a Livorno (Polloni), a Roma Di queste vicende ne hanno scritto:
GIUSEPPE DE FILIPPI, Elogio del dott. Francesco Enrico Acerbi(1828);
CARLO PASETTI, Centenario della morte di Enrico Acerbiin ‘L’Ospedale Maggiore’ del 29 febbraio 1928;
FRANCO TORNO, Enrico Acerbi,numero unico del 1959 inserito nella raccolta dell’Eco di Castano.
Il 17 gennaio 1817 la Congregazione di Carità di Milano nominò, per le vacanti sedi, due medici assistenti nelle figure di Enrico Acerbi e Antonio Triberti. Dal 1817 al 1826 prestò servizi gratuito all’Ospedale Maggiore. Sono anni fecondi di pubblicazioni: ‘Annotazioni di medicina pratica’; ‘Vita del dott. Monteggia’del quale era estimatore e amico; ‘Vita di Angelo Poliziano’in cui sfoggiò un’erudizione e un gusto letterario raro; ‘Elogio del dott. Giuseppe Giannini di Parabiago’(1819). Di questo periodo è l’opera ritenuta più importante, un trattato di 483 pagine,“Dottrina teorico-pratica del morbo petecchiale...”(1822). Ne hanno poi scritto, NICOLA LATRONICO, Enrico Acerbi(1935).
Nell’Archivio dell’Ospedale Maggiore si trovano alcune dispense frutto del suo impegno come assistente medico e documenti propedeutici all’insegnamento di ‘Storia Naturale’ al liceo barnabita di Porta Nuova. I documenti sono consultabili in ARCHIVIO OSPEDALE MAGGIORE, Archivio bianco – Servizio di istituti Medici: Enrico Acerbi.
Il principale biografo del Nostro, dott. De Filippi, ci ha lasciato manoscritti inediti rinvenuti nello studio dell’Acerbi: sono diciassette e riguardano temi di medicina e di letteratura e molte poesie. Ecco alcuni titoli: ‘Prontuario di materia medica‘, ‘Abbozzo di un dizionario di piante officinali‘; ‘Compendio di un nuovo sistema di classificazione del regno animale‘; ‘Fondamenti si zoologia‘, ecc.
Studiò anche il cancro che portò alla morte la sua amica fra le più orribili sofferenze, decidendo, infine, di rimanere celibe per potersi dedicare più liberamente agli studi.
La sua cultura letteraria lo portò ad avere rapporti con Bianca Milanesi nel cui salotto si riunivano, nel 1821, i maggiori letterati del tempo in CARLO PASETTI, Centenario della morte di Enrico Acerbi, in “L’Ospedale Maggiore”, 29 febbraio 1928. Ma la casa che maggiormente frequentò fu quella di Alessandro Manzoni che lo scelse come medico personale e amico, Alcuni attribuiscono la nascita di questo rapporto amichevole dopo il 1820 (MICHELE BARBI, Il medico del Manzoni, Enrico Acerbi in ‘Lettura’, luglio 1923). Altri studiosi, come Carlo Pasettii e G.D.Oltrona Visconti hanno scritto che tali rapporti presero vita appena terminata l’università di Pavia. CARLO PASETTI, Centenario della morte di Enrico Acerbi, op. cit. G.D. OLTRONA VISCONTI, Enrico Acerbi, figlio adottivo di donna Giulia Manzoniin ‘La Martinella di Milano’, 1962.
Più probabile l’ipotesi ‘1820’ come risulta dal ‘Carteggio di Alessandro Manzoni’a cura di Giovanni Sforza e Giuseppe Gallavresi. In particolare, vedesi le lettere del 23 ottobre 1822; 22 agosto 1824; 7 agosto 1826; 2 novembre 1826; 3 dicembre 1826; 21 gennaio 1827.
CARLO PASETTI nell’articolo citato parla anche del dott. Fontaneille che ha raccontato le serate passate con Manzoni e Acerbi e ricorda che il Manzoni, così parco nelle citazioni, riporta nel cap. XXVI de ‘I Promessi Sposi’ un passo tratto dall’opera dell’Acerbi, citandolo in nota. E’ l’unico contemporaneo citato nei ‘I Promessi Sposi’.Poi la malattia curato dalla sorella maritata a Castano e, successivamente, la morte.
Il 28 maggio 1929 Francesco Rossi chiese all’I.R. Governo di poter erigere nel locale del liceo di Sant’Alessandro dei Barnabiti un monumento alla memoria del dottor Enrico Acerbi. Il permesso fu accordato il 7 ottobre 1829. ARCHIVIO CIVICO DI MILANO, Istruzione,cart. 71. Il monumento consiste in un busto marmoreo con la scritta: “Enrico Acerbi di Castano/raro intelletto medico meritatissimo (…) Nove anni dettò storia naturale nei due licei milanesi/ Toccato da tisi polmonare morì il 16 dicembre 1827/ 45° dell’età sua”
Il busto in marmo fu scolpito dal celebre scultore Marchese. Il monumento è collocato in una sala del liceo di S. Alessandro che è attiguo alla chiesa di S. Alessandro a Milano. Acerbi è ricordato nel Famedio del Cimitero monumentale di Milano: braccio di mezzodì, n. 155, zona merìdiana con medaglione.
Un suo ritratto era conservato dalla nobile famiglia Torriani di Castano e risulta esistente ancora nel 1928.
La tomba di Enrico Acerbi a Tremezzo andò dispersa nel rifacimento del cimitero. Il prevosto don Rocco Invernizzi, arciprete di quella parrocchia riuscì a salvare la lapide che fece murare sul fianco della chiesa di fronte al piccolo parco della Rimembranza: “Al medico di Alessandro Manzoni nel centenario dei promessi Sposi – 1823. Il testo completo della lapide è stato pubblicato da NICOLA LATRONICO, Enrico Acerbi(1935).
CONCLUSIONE
Quanto scritto trova riferimento nella ricerca di padre Virginio Martinoni il cui testo originale manoscritto si trova nell’Archivio della parrocchia castanese. Puoi sentire il prevosto e chiedergli se ti fa fare le copie delle pagine che ho citato all’inizio del libro II. Infine, a mio avviso, per arricchire la tesi sarebbe opportuno fotografare, almeno, il monumento ad Enrico Acerbi nel vecchio liceo S. Alessandro di Milano; Inoltre, c’è la storia di Giulia Beccaria e del suo rapporto con l’Imbonati, della proprietà che aveva a Castano (ancora esistente) del quale scrisse più volte Gian Domenico Oltrona Visconti e, se non ricordo male, è quella che – guardando la chiesa parrocchiale – si colloca sulla destra, oggi abitata da un architetto.
IMMAGINE IN EVIDENZA Disegno a matta di Enrico Acerbi