La prima macchina di mio padre, che io ricordo da vecchie fotografie che mi ritraevano, fu una Fiat 600, con le classiche portiere “antivento”, cioè che si aprivano al contrario di oggi. Ma la prima macchina che invece ho, reale, nei miei ricordi di bimbo era una Renault Dauphine azzurra.
Da dove arriva questo ricordo? Da un quadro di Giancarlo Colli esposto oggi nella sua personale di Turbigo:
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Oggi entrando nella Sala delle Vetrate del Palazzo De Cristoforis, tra decine di quadri, il mio colpo d’occhio è andato lì, su quel quadro pieno di auto, e subito ho pensato a mio papà, a quell’auto, tra l’altro odiata da lui: “ga na sempar v’una, prima o po’ la sgiachi via” ripeteva sempre. Infine la butto davvero, ebbe un incidente e fu costretto a cambiarla, arrivò una fiammante 1100 D, bianca, ricordo ancora anche il numero di targa MI A52017.
Un quadro antico ha acceso i miei ricordi, come conferma l’autore Giancarlo Colli “l’ho dipinto più di 50 anni fa”. Grazie Colli, oggi ho pensato a mio papà, alla Dauphine tanto odiata, ma necessaria e alla mia gioventù. Mi sono emozionato davanti a un quadro che ritraeva un “cimitero d’auto”.
Sono “antico!”
La Storia della Dauphine:
La Dauphine è stata introdotta nel mercato nel 1956 al posto della fortunata Renault 4CV, ma i progetti volti alla sua realizzazione cominciarono molto prima: i primi abbozzi di quella che doveva essere l’erede della 4CV si ebbero già nel 1951 quasi fino all’ultimo il progetto fu denominato Progetto 109. La presentazione ufficiale avvenne a Ginevra nel marzo 1956, ma già fin dal mese precedente vi furono altre presentazioni alla stampa. Le prime consegne ebbero luogo in quella primavera. La Dauphine nacque per proporre una vettura dall’abitabilità migliorata e più brillante nelle prestazioni, ferma restando la medesima impostazione tecnica, vale a dire con trazione e propulsore posteriori. Come l’antenata, la Dauphine era una berlina quattro porte (senza le porte anteriori a vento) con il corpo monoscocca, più pesante e più lunga di trenta centimetri. Rispetto alla 4CV, però, proponeva una carrozeria a tre volumi dal design molto più moderno. Il successo che la Dauphine riscosse fu enorme presso il pubblico, e questo nonostante alcune avversità da parte della stampa, dal momento che alcuni giornalisti la giudicavano brutta, altri la giudicavano troppo lenta. In effetti, la Dauphine non era di certo un fulmine per quanto riguardava le prestazioni, ma negli anni cinquanta le utilitarie non mostravano particolari velleità velocistiche, a parte alcune Case, come la Abarth, che proprio in quegli anni cominciavano ad introdurre il concetto di “piccola bomba” da corsa. In ogni caso, la Casa francese non volle che la Dauphine fosse coperta di ridicolo da parte di alcuni giornalisti e corse ai ripari proponendo nel 1958 la Dauphine Gordini, un’elaborazione in chiave sportiva della stessa Dauphine, la quale seppe entrare nel cuore degli appassionati e rivaleggiare con vetture come la Abarth 850.