TURBIGO – Mario Saccone arriva a Turbigo nel 1964. Ha 9 anni e vi rimarrà fino a 17. Come tutti i ragazzi turbighesi cresce all’Oratorio al tempo di Don Giancarlo. Si inserisce nel mondo dei boy-scout e conosce Gilberto Azzimonti con il quale costruisce un’amicizia. Frequenta le Elementari con Angelo Paratico che lo ha introdotto ai tanti che – giovedì 19 ottobre 2018 – erano seduti nella Sala delle Vetrate per ricordare, ma anche per rinnovare sentimenti di amicizia.
“Un vaso della dinastia Ming rotto, e anche se venisse restaurato non sarebbe più lo stesso”. E’ questa la similitudine scelta per la sua storia di ‘ordinaria ingiustizia’ in cui è incappato.
E’ il 19 ottobre 2012: al mattino presto la Guardia di Finanza gli consegna un avviso di garanzia per truffa ai danni dell’Inps dove Saccone lavorava. Inizia così un’odissea giudiziaria, caratterizzata da quel giustizialismo peloso che ormai ammorba tutto, e che sarebbe durata due anni, un calvario documentato puntualmente nel libro.
Per il funzionario, sindacalista della Funzione Pubblica della CGIL, intento a laurearsi in ‘storia antica’, cresciuto nel mito della Magistratura, diventare solamente un nome su un fascicolo e niente altro, è ancora oggi impossibile da metabolizzare. Tant’è che dopo anni ricorda ancora il saluto negato dagli astanti al bar, l’espulsione dalla CGIL per indegnità, quella disperazione che prende alla gola… motivi predominanti di una esposizione accorata, in cui l’unica nuance di colore diverso dal nero – contenuta nel libro – è il fatto che in dieci giorni perde 7 kg del peso corporeo…
Una persona ancora offesa, che ha scoperto sulla propria pelle come il rapporto cittadino-magistrato sia di rivedere profondamente.