Nel mese di novembre 2018, per iniziativa dell’Amministrazione comunale guidata dalla Sindaca Fortunata Barni, verranno allestite presso la Biblioteca comunale di Robecco sul Naviglio, in via Giacomo Matteotti 37, Palazzo Archinto, due mostre dove si racconteranno due storie differenti, collocate in luoghi ed epoche storiche differenti, che tuttavia hanno in comune lo sforzo e l’impegno ad elaborare strumenti e metodi d’insegnamento adeguati agli ultimi ed agli emarginati.
La prima intitolata “Barbiana, il silenzio diventa voce”, realizzata dalla Fondazione Don Lorenzo Milani, percorre l’esperienza nella scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani. La scuola secondaria di primo grado (ex scuola media) del paese è a lui dedicata, è pertanto importante che i ragazzi abbiano la consapevolezza dell’importanza di questo sacerdote. Per questo motivo, dopo che sarà esposta in biblioteca dal 30 ottobre al 6 novembre 2018, verrà portata presso la scuola dall’8 al 14 novembre 2018 e riservata a studenti e insegnanti.
Con oltre 150 foto originali d’epoca, molte inedite, bianconero lavorate in digitale, la mostra ripercorre la vita di don Lorenzo dalla sua giovinezza al seminario, all’arrivo a Barbiana sino agli sviluppi della scuola, con scene delle lezioni, delle discussioni, dei momenti di vita in comune.
Gli scatti si concentrano soprattutto sugli anni trascorsi a Barbiana, sui luoghi, i volti e le atmosfere che don Milani trovò e ritraggono in modo obiettivo e lucido, con un poetico ma mai melodrammatico realismo, i ragazzi che si sono incontrati e si sono formati in quelle atipiche aule.
Le frasi di don Lorenzo in fondo ad ogni pannello danno voce e risalto all’esperienza educativa, scolastica e religiosa che si è svolta a Barbiana.
Il percorso fotografico, dal titolo emblematico per un luogo in cui dal silenzio del non sapere i figli dei poveri e dei contadini hanno acquisito la consapevolezza che il sapere e la parola rendono uguali.
Quel “silenzio” che è depositario di una cultura non scritta, che si tramanda di generazione in generazione e che non emerge mai, dato che gli ultimi non scrivono libri, non fanno convegni non tengono conferenze. A Barbiana quel silenzio si è fatto voce e ha fatto emergere quella cultura che ha parlato così forte e che dopo 40 anni continua a muovere, a commuovere, ad esaltare o a urtare.
Un’ulteriore occasione per conoscere più da vicino questa grande figura di educatore e sacerdote sarà in occasione dell’evento “Don Milani, testimonianze” di venerdì 7 novembre 2018 durante l’incontro con don Cesare Villa che ha avuto modo di conoscere don Milani e Agostino Burberi che è stato uno dei suoi allievi a Barbiana. L’incontro si terrà alle ore 21.00 presso la Sala consiliare del Palazzo Comunale.
Per saperne di più consultare il sito web: https://www.donlorenzomilani.it/mostra-fotografica-itinerante/
Dal 19 novembre al 5 dicembre 2018 si terrà la seconda mostra, “La nave degli scugnizzi”, che racconta una vicenda per niente nota ma altrettanto significativa. È la storia di Giulia Civita Franceschi, educatrice sensibile e intuitiva, genio pedagogico, che nell’aprile del 1913 saliva a bordo della Nave Asilo “Francesco Caracciolo”, destinata dal Ministero della Marina alla città di Napoli per il recupero dell’infanzia abbandonata.
La mostra fotodocumentaria racconta la straordinaria esperienza educativa conseguita a bordo di un antico veliero, dove centinaia di bambini senza famiglia hanno trovato una casa e una famiglia.
A Napoli, nell’arco di un quindicennio (1913-1928) sono stati più di settecento i minori a rischio di delinquenza, sottratti alla strada e portati sulla Nave Asilo “Caracciolo” da Giulia Civita Franceschi, una donna dalla grande vocazione e intuizione, che aveva al centro del suo insegnamento il riconoscimento del valore e della specificità dell’età infantile.
Il suo metodo pedagogico, chiamato in seguito sistema Civita, fu osservato da esperti quali, Maria Montessori, Édouard Claparède ed Enrico Ferri, e da tanti altri numerosi studiosi provenienti dalle varie parti del mondo, i quali visitarono la Nave al fine di conoscere il risultato di ciò che lei stessa definiva una “educazione naturale”: “…ogni fanciullo, conosciuto e rispettato nei propri bisogni nonché incoraggiato e valorizzato nelle proprie attitudini, veniva “aiutato individualmente a migliorarsi e a svilupparsi in modo armonico”.
Quello della Nave Asilo “Caracciolo” non fu l’unico esempio in Italia, a Genova esistevano navi destinate ad ospitare giovani che dovevano scontare pene carcerarie, la Nave Officina “Garaventa” già attiva dal 1883, e la Nave “Scilla” a Venezia che si occupava degli orfani dei pescatori dell’adriatico, tuttavia la peculiarità della Nave Asilo “Caracciolo” era quella di prediligere i fanciulli abbandonati nelle vie della città partenopea. Per ulteriori informazioni consultare il sito web: http://www.progettomediterranea.com/Il-mondo-della-vela/giulia-civita-franceschi-e-la-nave-degli-scugnizzi.html.