“Facciamo, corriamo, leggiamo, suggeriamo, abbiamo un sacco di interessi. Ma a cosa ci serve tutto questo? A raggiungere la semplicità, il livello più puro al quale ogni artista ambisce nel corso della sua vita”.
È su queste parole che, lo scorso 27 Ottobre a Villa Pezzoli Canevari Gherzi, il pittore e ceramista Giorgio Piccaia ci introduce al sentimento ispiratore di Iside e Il Nilo, suo ultimo complesso di fatiche artistiche. Essì, proprio quello che un genitore chiamerebbe “maturita” o, per dirla alla darwiniana, “spirito di adattamento”, Piccaia lo definisce “semplicità”, stato di purezza assoluta dell’individuo che, ovviamente, non ha nulla a che vedere con il mercato. Anzi, e a proposito di quest’ultimo, “proprio colui che dice di non essere nel mercato, in fondo, ci è dentro. Poiché di esso ne parla”, ci dice sempre l’artista e pensatore anche quest’anno confermato tra i 305 più prolifici in Italia. Così fu Iside, Dea della fertilità e della natura che, risparmiando il Tifone-Set, accettò l’idea di crescita e decrescita. Quindi Piccaia, che di quest’ultima ambivalenza oggi ne fa un ciclo (di vita) dell’artista, dal quale egli non ha potuto prescindere per ritrovare, appunto, la sua semplicità.
“La crescita e la decrescita sono una cosa naturale. L’artista nasce, vive. Fa una serie di esperienze. Cresce sia fisicamente, che interiormente. La decrescita avviene perché l’artista cerca di arrivare alla semplicità totale. Ecco che, in tal senso, la decrescita è un valore assolutamente positivo per l’artista. Egli parte da quei valori dell’essere primordiale. Quindi dalla materialità del fare le cose, quale era il bisogno di rappresentare la fame per i nostri antenati. Attraverso lo stimolo e l’idealismo, si evolve. Qui, ci dice Giorgio Piccaia, “l’individuo assorbe tutta la verità che gli altri esseri umani gli trasmettono. Ogni pizzzico di verità è fondamentale per giungere alla verità assoluta”.
Per l’artista, l’interesse a Iside e all’Antico Egitto nasce dalla letteratura, dalle sue letture e da un successivo bisogno di rappresentarle con l’idea di fondo che lo accompagna in tutto il suo splendore artistico: l’essere semplice.
Ma nel ciclo di vita dell’artista Giorgio Piccaia vige sempre una figura da egli stesso definita “emblematica”: il padre, suo continuo maestro e punto di riferimento. “Il rapporto padre-figlio è un rapporto di continuità. È grazie a lui che ho avuto modo di nascere nell’arte”. Parole di un vissuto esemplare per le generazioni attuali e future. Intanto, sullo sfondo di questa splendida serata, Villa Pezzoli Canevari Gherzi si conferma l’epicentro dell’arte nell’Alto milanese.
Ph: Federica Duma, CAM