TURBIGO – In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia avevamo proposto a chi di competenza un libro che raccogliesse la memoria storica dei Sindaci del periodo in questione, convinti come siamo che un paese è il frutto del pensiero e dell’azione degli Amministratori che si sono succeduti nel tempo. Era un modo per riflettere sul cambiamento avvenuto, in particolare nel secondo dopoguerra, un’idea che non ha trovato la necessaria corrispondenza.
Recentemente, in occasione dell’esposizione del modellino sul ponte in ferro sul Ticino, è venuta alla luce la figura e l’opera del sindaco Lugi Bianchini (1945-1960), che sin dalla Liberazione ha guidato l’azione amministrativa che ha portato a dare un volto nuovo al paese: dalla posa dei cubetti in porfido che disegnano il centro storico, al rifacimento del ponte sul Ticino, alla costruzione delle Scuole Elementari di Via Giulio Cesare, con un incarico prestigioso affidato ad Antonio Cassi Ramelli uno dei migliori progettisti del tempo.
Una telefonata odierna ci ha chiesto di ricordarne la figura che noi avevamo già messo in evidenza in ‘Contrade Nostre’ (1990-1991) e lì rimandiamo chi volesse saperne di più. Qui ci limitiamo a sottolineare l’impegno che profuse nella ricostruzione del ponte sul Ticino, pubblicando quanto raccontato nell’incontro all’Iris del mese scorso, ricordando di sfuggita anche un altro personaggio – a cui andrebbe riconosciuta la riconoscenza con un fiore sulla sua tomba – l’ing. Piero Franceschini, che guidò il paese in momenti difficili e fece assumere molti turbighesi nell’Azienda Tramviaria Milanese quand’era Direttore Generale:
1949 – Una serie di lettere conservate nell’Archivio comunale segnalano le difficoltà che sempre ci sono in Italia nella ricostruzione del ponte. Ne riportiamo alcuni stralci:
8 settembre 1949 – Lettera del sindaco Luigi Bianchini ai Comuni limitrofi e alle Amministrazioni competenti:
“L’appalto effettuato nel gennaio 1949 per la ricostruzione del ponte sul Ticino ed aggiudicato alla ditta Falciola di Milano e come se non fosse stato assegnato perché i lavori non sono ancora iniziati. Che cosa si aspetta? La pazienza della popolazione è stata messa a durissima prova ed è ormai al limite. A questo proposito Vi invito all’incontro del 17 settembre, preso la sede municipale turbighese, dove il l’ing. Franceschini, da me incaricato, vi relazionerà nel merito al fine di avanzare delle nuove proposte”.
Come risulta da una lettera del 13 ottobre 1949, l’ing. Grand’Ufficiale, Piero Franceschini, come da incarico ricevuto dal sindaco Luigi Bianchini, avviò dei contatti presso:
– il Provveditorato Regionale delle Opere Pubbliche per la Lombardia con sede a Mllano;
– l’Ufficio tecnico dell’Amministrazione Provinciale di Milano;
– la direzione delle Ferrovie Nord;
– la ditta F.lli Falciola appaltatrice del lavori.
L’ing. Franceschini scoprì così che fra le parti esistevano dei contrasti insanabili di carattere tecnico. Inoltre, per parte della Ditta appaltatrice era stato inoltrato un ricorso al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Ragion per cui i lavori erano completamente fermi e si decise pertanto di interessare “qualche alta personalità politica perché con interrogazioni alla Camera e con interventi presso il Governo si possa ottenere una buona volta di vedere iniziare i lavori”.
15 ottobre 1949 – Lettera inviata all’on. Alcide De Gasperi – Capo del Governo a Roma e firmata da una molteplicità di Sindaci avente come tema la ricostruzione del ponte promiscuo Strada Provinciale e ferrovia Novara-Seregno.
“Eccellenza, i sottoscritti Sindaci approfittano della gradita sua visita a Rho per interessarla ad intervenire energicamente per la urgente risoluzione di uno dei problemi più vitali che, purtroppo, da molti anni, sta a cuore alle popolazioni da essi rappresentate e della attuazione del quale dipende la ripresa dei traffici e dei commerci in una delle zone più industriali delle province di Milano e Novara.
In breve i fatti. Il ponte sul Ticino, presso Turbigo, è stato distrutto dai bombardamenti dell’agosto 1944. Da allora e quindi da più di cinque anni i veicoli a trazione animale e meccanica sono costretti a servirsi di un ponte di barche (peraltro di portata limitata e con pagamento di un oneroso pedaggio). I passeggeri della ferrovia debbono effettuare il trasbordo (circa un chilometro a piedi). Il disagio e la perdita di tempo, in va normale, è dei più gravi. Purtroppo però, con frequenza, per le piene del Ticino , il ponte di barche non è praticabile, ed allora il disagio e la perdita di tempo aumentano notevolmente in quanto i ponti più prossimi sono quelli di Oleggio (a monte Km 16) e di Magenta (a valle Km 20).
La pazienza delle popolazioni è stata messa a durissima prova ed è ormai al limite di ogni sopportazione.
Dopo anni di sollecitazioni e di laboriosissimi interventi (l’elaborazione del progetto riguardante la ricostruzione del ponte ha richiesto tre anni) i lavori sono stati finalmente appaltati, in data 25 gennaio 1949, dal Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche per la Lombardia di Milano, sotto la direzione dell’Ufficio Tecnico dell’Amministrazione Provinciale di Milano, alal ditta Falciola di Milano che ha offerto un notevole ribasso del 27,60%.
In seguito all’appalto, le popolazioni della plaga, che tanti disagi avevano dovuto sopportare hanno aperto il cuore alla speranza, vanamente però! Dal gennaio 1949 alla data odierna ne è passata di acqua in Ticino, ma della ricostruzione del ponte nessunissima traccia!
I sottoscritti, nell’interesse dei propri rappresentati, si sono dati d’attorno, hanno fatto delle riunioni, hanno incaricato dei tecnici per degli approcci presso gli Enti e la Ditta appaltatrice. Tutto vano! Quello che hanno potuto appurare è che fra ditta appaltatrice ed il Provveditorato delle Opere Pubbliche esistono contrasti insanabili di carattere tecnico a motivo ed in dipendenza dei lavori. Escluso l’impianto di un piccolo cantiere, i lavori non sono iniziati talché l’appalto è come se non fosse stato fatto.
Ai sottoscritti non interessa di sapere da che parte è la ragione: se la ditta ha torto la si obblighi a rispettare gli impegni assunti o la si estrometta sollecitamente, sostituendola nel più breve tempo; se il torto è del Provveditorato si adottino i provvedimenti del caso. La cosa importante è che i lavori vengano eseguiti nel più breve tempo, tenendo presente la circostanza che la stagione invernale – essendo quelal in cui il livello delle acque si mantiene basso – sarebbe assai indicata per iniziare finalmente i lavori e per ottenere una buona volta che la ricostruzione del ponte, tanto necessaria e così lungamente attesa, venga fattivamente compiuta. Nutrendo fiducia nell’autorevole e fattivo intervento di vostra Eccellenza sottoscrivono i Sindaci di Turbigo, Novara, Galliate, Cameri, Romentino, Castano, Nosate, Buscate, Robecchetto, Inveruno, Magnago, Busto Arsizio, Castellanza, Rescaldina, Saronno, Legnano, Arconate”.
Nonostante tutti i solleciti e le ‘vibrate proteste’ furono necessari altri tre anni per addivenire ad un nuovo incarico per l ricostruzione del ponte, affidato questa volta alle officine Bossi.
1952 – Il sindaco di Turbigo, Luigi Bianchini, con lettera del15 gennaio 1952 informa i Comuni limitrofi e le Amministrazioni competenti, di aver ricevuto una lettera dalle Officine Bossi(Via Principe Eugenio, 15 – Milano) del seguente tenore, che informa sulla ricostruzione del ponte sul Ticino (comm. 1947):
“Siamo lieti di comunicarvi che ieri a Roma è stata verbalmente passata l’ordinazione alla ns. Società per la ricostruzione del ponte in oggetto. Codesto dovrà essere aperto al traffico entro 8 mesi da oggi purché il contratto d’appalto regolare definitivo venga firmato tra un mese. Da parte ns. iniziamo immediatamente il lavoro.
Di tutto abbiamo dato sempre comunicazione all’ing. Giuseppe Bianchi, consigliere delegato delle Ferrovie Nord, il quale ci ha assicurato che, per agevolare la fornitura dei materiali, metterà a ns. disposizione il rottame necessario. Ciò permetterà di avere dalla ferriera il ferro sollecitamente.
F.to il direttore, ing. Fausto Masi”.
SINTESI FINALE
1945: Si pone la questione della ricostruzione del ponte: otto anni di preliminari burocratici – che vide il grande impegno del sindaco Luigi Bianchini – mentre la ricostruzione vera e propria si fece in 6 mesi ad opera delle Officine Bossi di Milano. Inoltre, si corse il rischio che il ponte fosse ricostruito il cemento armato e abbiamo visto cosa è successo a Genova
1952 – Dopo il collaudo con un certo numero di camion carichi di sabbia, il nuovo ponte (attuale) fu attraversato – per la prima volta – dalla locomotiva a vapore delle Ferrovie Nord il novembre 1952. Costò 140 milioni di vecchie lire di cui 62 erogati dalle Ferrovie e il rimanente dallo Stato.
FOTO: L’inaugurazione con il sindaco Luigi Bianchini e il ministro dei Lavori Pubblici