Una corsia preferenziale per le denunce, indagini più rapide sui casi di violenza alle donne e l’obbligo per i pm di ascoltare le vittime di maltrattamenti, violenza sessuale, stalking e lesioni aggravate commessi dal coniuge o dal convivente/ partner, saranno portate direttamente al pm che dovrà sentire la donna entro tre giorni dalla denuncia . Ma poichè molte denuncianti hanno in passato lamentato poca empatia o capacità di affrontare con la giusta competenza tali casi, da parte di alcuni soggetti delle forze dell’ordine, sono stati previsti dal Ddl : corsi di formazione ad hoc per le forze di polizia perchè sappiano rapportarsi nel modo migliore alle donne che denunciano, le quali compiono «un atto di coraggio» – come dice il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, firmatario della legge con l’Avvocata Giulia Bongiorno– soprattutto quando il carnefice è il proprio partner.
“Finalmente un provvedimento che accelera fortemente i tempi della giustizia nell’ambito delle violenze sulle donne, con l’obiettivo di tutelare davvero e in maniera più efficace la vittima che si rivolge allo Stato per denunciare il suo aggressore”. Così Silvia Scurati, consigliere regionale della Lega, commenta il provvedimento licenziato oggi dal Consiglio dei Ministri.
“Il nome Codice Rosso – prosegue Scurati – rende perfettamente l’idea: si tratta di situazioni di emergenza e, dal momento della denuncia, ogni secondo che trascorre può essere fatale. Troppe volte abbiamo dovuto assistere impotenti a femminicidi o ad ulteriori maltrattamenti nei confronti di donne che avevano già segnalato alle Autorità episodi precedenti”.
“Il provvedimento licenziato oggi dal Governo Conte una volta approvato dal Parlamento consentirà di realizzare una vera e propria corsia preferenziale per questo tipo di situazioni, permettendo alla giustizia di intervenire più celermente e di prevenire comportamenti recidivi di violenza”. “Questo rappresenta – continua la rappresentante del Carroccio – un significativo incentivo per tutte coloro che vivono nella paura ad uscire dall’ombra e trovare la forza di denunciare il proprio aguzzino. Un segnale importante, che arriva dal Governo proprio nella giornata che ha visto Regione Lombardia istituire il garante regionale per la tutela delle vittime di reato”.
Un passo importante è stato fatto, dal punto di vista della legge, ora ci aspettiamo che il Governo riveda gli stanziamenti a chi già da anni opera fattivamente e con mezzi esigui per aiutare le donne che subiscono violenza: i centri antiviolenza, le case protette, le associazioni di avvocati e professionisti che prestano la loro opera gratuitamente per la difesa delle vittime di violenza e di femminicidi.
Ci aspettiamo che il Ministro degli interni istituisca in tutti gli Istituti penitenziari corsi psicorieducativi (obbligatori) per i detenuti che si sono macchiati di femminicidio e di violenza contro una donna e i suoi figli. In alcune carceri , come a Bollate, ne esistono già e stanno ottenendo buoni risultati, soprattutto in previsione dl fatto che spesso i carnefici scontano condanne di pochi anni e poi rientrando nel mondo libero, ritornano ad essere violenti.
Cia spettiamo che il MIUR finalmente renda operativi i progetti di educazione al rispetto di genere e all’affettività, che giacciono sulla carta da anni. Perchè la violenza sulle donne è un problema culturale e per eliminarla bisogna partire dalla base: perchè i bambini e i giovani di oggi non diventino uomini violenti, bisogna educarli fin da piccoli, modificare una cultura che vede ancora in certi contesti, familiari e non, la donna ( e i figli, quando ci sono) come un bene da possedere e da usare, o abusare, a piacimento .