Riceviamo dal Comitato Intercomunale per la Pace questo comunicato contro il Decreto Sicurezza del Governo, in occasione delle ricorrenze del 10 e del 18 dicembre:
Ormai è legge. Una legge che non ci piace e che ci preoccupa.
Lo vogliamo ricordare: una legge è legge, ma la giustizia è un’altra cosa. E non è affatto detto che una decisione presa a maggioranza sia la migliore possibile. Diverse volte nella storia è accaduto che venissero approvate leggi rivelatesi poi, a detta di tutti, ingiuste, inumane, inutili o controproducenti.
Lo diciamo a tutti, quindi, a chi ha dato il voto positivo in parlamento, al governo, ai politici locali che sostengo il provvedimento, alle associazioni e ai cittadini: il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito in legge il 28 novembre scorso non ci piace e ci preoccupa.
Come è noto diversi sono gli aspetti criticabili – e molto criticati da diverse parti – di questo provvedimento: la riduzione della protezione umanitaria, l’aumento dei tempi di trattenimento (=carcerazione) nei “Centri di permanenza per il rimpatrio”, la riduzione dell’accoglienza diffusa (SPRAR) e il potenziamento dei grandi centri di accoglienza straordinaria (CAS) – ma con minori risorse economiche e quindi minor capacità di lavoro in positivo, nella direzione dell’integrazione -, ecc.
Tutto questo non ci piace, perché molte delle misure adottate vanno nella direzione di togliere diritti, di rendere la vita più difficile alle persone più deboli (in questo caso gli stranieri), facendo credere agli italiani che questo li farà stare meglio. Ovviamente non sarà così, neppure sul versante della sbandierata “sicurezza”: sono infatti previsti 60 mila irregolari in più nelle nostre città (dato dell’ISPI – Istituto degli studi di politica internazionale) con tutte le problematiche conseguenti, compreso il fatto che la criminalità di casa nostra troverà più facilmente manodopera a basso prezzo, disponibile – suo malgrado avendo ben poche alternative – per lo spaccio, ad esempio.
E anche questa contrapposizione tra italiani e stranieri non ci piace: ma un reato non va perseguito allo stesso modo chiunque sia a commetterlo? La legge non è uguale per tutti? Lo stato non deve combattere la criminalità, tutta, e proteggere i suoi cittadini onesti, tutti?
Non è introducendo divisioni tra i cittadini che si costruisce una società serena e sicura; la coesione sociale del nostro paese e la sicurezza delle nostre comunità non faranno nessun passo avanti con questo decreto, anzi si rischia l’aumento dell’ingiustizia, della radicalizzazione, del conflitto sociale. È questo che ci preoccupa.
Noi, per statuto e per convinzione, continuiamo invece ad impegnarci nella direzione opposta, quella che parte dal riconoscimento dei diritti umani – di ogni persona – e persegue condizioni di sicurezza e di giustizia per tutti.
Chiediamo quindi una riflessione seria sul provvedimento, prima di tutto tra i semplici cittadini, e siamo disposti ad organizzare con chiunque momenti di confronto sul tema ed azioni di protesta e di contrasto di questa deriva.
Lo ribadiremo ancora una volta con un’iniziativa che si terrà a Magenta il prossimo 13 dicembre ore 21 al Centro Paolo VI in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti Umani (10 dicembre) e della Giornata internazionale dell’ONU per la solidarietà ai migranti (18 dicembre).