CASTANO-PARABIAGO. E’ stato recentemente presentato – a duecento anni dalla morte – il libro del medico Raffaele Baroffio, ‘La sconosciuta historia di Giannini, medico parabiaghese coevo di Maggiolini’ morto di tubercolosi a soli 44 anni (1774-1818).
LA BREVE VITA – A 22 anni Giannini si laureò a pieni voti in Medicina all’Università di Pavia, per poi cominciare a esercitare la professione medica a Parabiago. A 26 anni pubblicò un saggio sulla diagnosi delle malattie nervose ed infiammatorie con la quale guadagnò l’attenzione del Primario dell’Ospedale Maggiore di Milano che lo chiamò a far parte del Corpo Medico della Cà Granda. Nel 1805 pubblicò ‘Della natura delle febbri e del miglior modo di curarle’ guadagnando stima e considerazione nel mondo scientifico del tempo al punto che a commemorare la figura e l’opera del Giannini – in occasione della sua scomparsa prematura – fu chiamato il castanese Enrico Acerbi che lo ricordò nel R. Istituto delle Scienze Lettere ad Arti i Milano il 18 febbraio 1819, che fu poi pubblicato a imperitura memoria.
Ma chi era l’amico e collega Enrico Acerbi?
Nacque a Castano da Giuseppe e Marianna Trotta il 26 ottobre 1785. Di famiglia benestante era il quarto di nove figli e studiò presso i Padri Barnabiti di Milano, poi – grazie all’aiuto della famiglia Borromei – passò a Pavia dove si laureò in Medicina nel 1810. Divenne medico primario all’Ospedale Maggiore di Milano (lì dove conobbe il parabiaghese Giuseppe Giannini) e l’epidemia di morbo petecchiale lo vide protagonista nello sforzo di arginare il male.
Ne fu colpito mentre svolgeva indefessamente il suo dovere di medico e giunse alle soglie della morte, lui che già aveva perso il padre nell’epidemia che si abbatté a Castano nel 1796.
Inserito nell’élite culturale milanese d’inizio Ottocento strinse amicizia con Alessandro Manzoni che lo scelse come medico personale e amico. E’ proprio il ‘Carteggio di A. Manzoni’ pubblicato a cura di Giovanni Sforza e Giuseppe Gallavresi che documenta lo stretto rapporto esistente tra il grande milanese e il Nostro. Il Manzoni, così parco nelle citazioni, riporta nel capitolo XXVIII de I Promessi Sposi un passo tratto dall’opera dell’Acerbi, citando in una nota l’autore e il titolo del libro. E’ il solo libro contemporaneo ricordato nell’opera del Manzoni.