TURBIGO – Era stata Franca Garavaglia a scoprire la ‘figura’ della Marilli, classe 1932, la quale aveva messo nero su bianco la sua vicenda umana iniziata nella Turbigo del 1938, quando sua madre ‘Angela, la Svizzera’ era arrivata a Turbigo con il treno delle Ferrovie Nord.
Papà Rama, di origini bergamasche, era morto e mamma Angela, romagnola di Cesena, non ce la faceva a tirare avanti da sola per cui ritornò in Italia con sette figli (l’ottavo era morto in un incidente, ma è presente nella foto che pubblichiamo) e si diede da fare per tirarli grandi, anche perché del ‘reddito di cittadinanza’ ancora non se ne parlava.
Angela riuscì nella sua impresa, dandosi da fare in tutti i modi per non far mancare niente ai suoi figli (la sua storia è stata raccontata ne ‘I quaderni di Franca 2’), ma purtroppo morì dopo una decina di anni dall’arrivo a Turbigo (novembre 1949), lasciando in eredità i sei maschi all’unica figlia femmina, Marilli, che dovette fare da mamma ai fratelli. Con lo stesso stile. Al sabato sera gli preparava i vestiti della festa e il cambio: su ogni sedia posava la camicia bianca, la maglia, le calze e sotto la sedia le scarpe lucidate. Così, per anni, fino a quando ce ne fu bisogno.
Franca Garavaglia nella sua pubblicazione del 2017 ha registrato le parole della Marilli che, a 86 anni, sentendo arrivare la fine, voleva lasciare un segno del suo passaggio in questo mondo:
“Ricordo l’impatto che ebbi entrando in quel grande cortile buio di Via Roma, 5, dove alcuni parenti ci avevano ospitati in attesa di una sistemazione. Proprio lì, in quel cortilone, la proprietaria (Gianella) ci affittò un grané (granaio) dove accatastammo i mobili che, dopo tre giorni, arrivarono dalla Svizzera su un vagone del treno. Il granaio fu subito trasformato in camera da letto e cucina. Sopra il granaio, in un locale, dormiva il figlio della proprietaria e, quando uno dei miei fratellini prendeva si ammalava (varicella, morbillo…) veniva subito spedito a dormire con lui, proprio al fine di non infettare gli altri. La camera da letto aveva due grandi finestre, ma una non chiudeva bene e, quando nevicava, la neve si adagiava delicatamente sul baule sottostante”.
Marilli Rama sposò Giuseppe Cavaiani, artigiano conciario ed ebbe due figli, Massimo e Mario.
Ai familiari le nostre sentite condoglianze