Il 19 gennaio ricorrerà il cinquantesimo anniversario dalla morte di Jan Palach. Le sezioni del castanese, magentino e abbiatense ricordano il giovane ungherese, esempio di lotta per la libertà.
15 gennaio 2019 – Sono passati cinquant’anni da quella Domenica di gennaio, quando un giovane studente di filosofia, appena ventenne, si immolò nelle strade di Praga in nome della libertà. Il suo nome era Jan Palach.
Quella di quegli anni è una Repubblica Ceca ancora schiava, uno Stato appena invaso, dopo una timida stagione riformista, dai carri armati del Patto di Varsavia. Jan, un ragazzo “tranquillo, razionale” che “sembra già un filosofo” – così lo ricorderanno gli amici – non può sopportare la sofferenza del suo popolo, quell’atroce contumelia alla sovranità Ceca. Il pomeriggio del 16 gennaio, nei pressi di Piazza San Venceslao, Palach si da fuoco in segno di protesta e avanza, in fiamme, per le strade di Praga, crollando dopo essere stato ferito da un tram in corsa. Rimarrà cosciente per tutti e tre i giorni di agonia, senza mai smettere di rivendicare quanto già scritto nella sua lettera d’addio: “Dato che la nostra nazione si trova in bilico tra disperazione e rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e risvegliare così la coscienza nazionale.”
Il suo gesto, un ruggito furibondo all’umanità e alla storia, ebbe un impatto immane: in seicentomila parteciparono al suo funerale, sfilando in silenzio per le strade di Praga. Differente la reazione del Partito Comunista Cecoslovacco di Libeň: senza curarsi delle mani ancora insanguinate, deputati e stampa di regime definirono Jan una mente debole, plagiata da scrittori e giornalisti di destra. L’infamante versione verrà sempre condannata dal popolo Ceco.
Sono passati cinquant’anni e noi, militanti di Gioventù Nazionale Valle del Ticino, desideriamo che il mondo ricordi la storia di Jan e gli porga omaggio una volta ancora, senza mai scordare quelle parole pronunciate sul letto di morte: “L’uomo ha il dovere di lottare contro il male che sente di poter affrontare”.
Noi di GN, nel nostro piccolo, continueremo la stoica battaglia per la libertà accogliendo umilmente l’eredità di Jan. Le dichiarazioni dei segretari del Castanese, del Magentino e dell’Abbiatense, Andrea Azzolin, Gabriele Marinelli e Alessio Benassi, non lasciano vita al dubbio: “Con il ricordo di Palach desideriamo lanciare un messaggio tutti i ragazzi dei nostri territori, affinché modelli come questo giovane, espressione incondizionata di sacrificio in nome della libertà, possano diventare punti di riferimento. In nome dell’Italia condurremo una battaglia per la sovranità del nostro Paese, vittima quest’oggi dei diktat di un’Unione Europea che ci ha profondamente traditi, preferendo speculazione e finanza e scordandosi dei popoli, primo mattone di ogni ordinamento. Ispirati dal gesto “di puro amore” di Jan – così come Jakub S. Trojan definì il sacrificio – lotteremo anche per la nostra libertà d’espressione: tutta la destra sta vivendo in queste settimane una feroce campagna di repressione sui social network, con i profili di militanti, amministratori locali e perfino di alcuni dei nostri deputati di Fratelli d’Italia bloccati. Oggi che la politica si fa online questa censura immotivata rappresenta un pericolo enorme: Giorgia Meloni è intenzionata a portare in Parlamento la questione.”
A cinquant’anni di distanza, ancora una volta, sit tibi terra levis Jan, ché il fuoco del tuo spirito brucia glorioso sulla nostra bandiera.
Gioventù Nazionale Valle del Ticino:
Andrea Azzolin – segretario del castanese
Alessio Benassi – segretario dell’abbiatense
Gabriele Marinelli – segretario del magentino