RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DAL CONSIGLIERE REGIONALE, LUCA DEL GOBBO, : “La politica è una passione che porto con me sin da giovane. Ho cominciato a viverla direttamente nel 1993, eletto nelle file dell’allora DC nel comune di Magenta, dove vivo da sempre. Nel 2002 divento sindaco della mia città e cinque anni dopo sono rieletto col 67% dei consensi. Dieci anni che considero straordinari per una ragione. La rinascita del tessuto sociale, culturale e produttivo di Magenta, aveva un modello da cui prendere le mosse: Regione Lombardia era il laboratorio di grandi riforme in campo scolastico, formativo, sanitario, amministrativo. Il luogo dove si esprimeva una politica che non toglieva ma restituiva spazi al protagonismo sociale, dei singoli e dei corpi intermedi; che arretrava di un passo per farne fare due in avanti alle comunità locali. Roberto Formigoni era l’artefice di questo modello. Il mio modo di stare nelle istituzioni – prima in comune e oggi in Regione, da assessore e da consigliere – è figlio di quella concezione della macchina amministrativa e di quell’agire politico, così entusiasmante da essere replicato in tante esperienze comunali, a loro volta rese protagoniste da un rapporto meno subalterno al Pirellone. La traduzione concreta, in quei dieci anni da sindaco di Magenta, è stata una continua scommessa sulla libertà e sulla responsabilità delle realtà locali esistenti e delle tante che, via via, sono nate. In ambito culturale, educativo, assistenziale. È il metodo vincente della sussidiarietà. In quegli anni sono sorte 160 nuove associazioni; si è dato sostegno alle due scuole paritarie con tradizione secolare; si è valorizzato il ruolo delle società sportive responsabilizzandole nella gestione degli impianti pubblici; si è realizzato un Piano strategico per la famiglia pensato e costruito con le realtà del settore; si è valorizzata l’attività dei cori e dei corpi bandistici, dando addirittura vita ad un’orchestra dalla quale tantissimi giovani magentini sono poi approdati al Conservatorio. Si è recuperato e riqualificato il tessuto urbano anche con il coinvolgimento dei soggetti privati. Insomma, una rigenerazione e una vitalità da cui tutti si sentivano contagiati.
Di quell’eredità politica, ancora viva, siamo debitori a Roberto. Il quale, a sua volta, è debitore della posizione ideale che ha maturato nel suo cammino di fede, che è anche il mio. Non si spiega altrimenti la sua passione per la persona, la sua capacità di tradurre in servizio il carisma di cui naturalmente è dotato. Sono diventato suo amico, in questi anni. Ho scoperto un uomo attento ai dettagli, scrupoloso, capace di un’umanità che ha lasciato pubblicamente trapelare poco, ma che non gli è mai mancata. Sono certo che saprà vivere questo tempo, come il Movimento ha scritto, “nell’umile certezza che tutto collabora misteriosamente al bene”. A me resta la sua amicizia e il desiderio di favorire, attraverso la politica, spazi e iniziative di bene per tutti”.