Stamattina le dipendenti e i dipendenti della Tessitura di Nosate, stabilimento di S. Stefano, che il 7 marzo hanno ricevto la comunicazione della chiusura a oltranza dell’azienda e 20 giorni di preavviso per il licenziamento, si sono ritrovati, insieme ai rappresentanti sindacali interni ed esterni di fronte ai cancelli chiusi della fabbrica per protestare e organizzare la strategia futura contro la decisione della proprietà aziendale.
Abbiamo intervistato Massimiliano Bongini, rappresentante sindacale UIL interno, che lavora alle Tessiture da 24 anni e Salvatore Di Rago sindacalista di FEMCA Cisl che segue l’azienda da anni, che hanno annunciato i prossimi passi: mercoledì 13 marzo ci sarà un incontro tra i delegati aziendali e i sindaci del territorio e venerdì 15 una giornata di sciopero con una riunione a Legnano in ALI, Associazion e Lavoratori Italiani, con la dirigenza dell’azienda. A portare solidarietà ai dipendenti in presidio c’era il sindaco di Corbetta Marco Ballarini, da noi intervistato, che ha detto che farà quanto in suo potere per agevolare la buona riuscita delle trattative di un’azienda che si colloca sul territorio e che ha tra i 106 dipendenti anche molti corbettesi.
Quando é giunto l’amministratore delegato della società, da noi già sentito l’8 marzo ( vedi articolo CAM) un’esplosione di fischi e lazzi lo ha accolto, ma nonostante la rabbia per aver perso all’improvviso e senza una vera motivazione il posto di lavoro, le dipendenti ( la maggioranza sono donne) e i dipendenti hanno gestito in maniera corretta e pacifica la protesta e hanno deciso di rientrare al lavoro da domani( sui 3 turni di produzione) per dimostrare che faranno di tutto per salvare la “loro fabbrica”.
Oltre a Fossati, abbiamo anche intervistato Davide Fiore, il direttore commerciale, che è stato l’unico della dirigenza a rimanere al presidio e a parlare con i dimostranti fino a tarda mattinata. Non si è invece visto Sandro Pescara, il direttore marketing.
Dalle le nostre interviste , che potete vedere nel video della diretta, emerge una situazione pesante: le tessitrici raccontano che nessun dipendente, neanche gli amministrativi, aveva avuto sentore che la situazione aziendale fosse così tragica da arrivare alla chiusura improvvisa. Gli stipendi dei dipendenti sono stati regolarmente pagati fino a dicembre, ma nei mesi di gennaio e febbraio sono solo stati dati acconti (400euro per le tessitrici) e non sono stati attivati subito gli ammortizzatori sociali, mentre nei mesi dell’autunno scorso, che da sempre coincidono col picco di produzione, è stato richiesto a operai e operaie di lavorare anche di sabato. Le operaie riferiscono che lo scorso anno sono state fatte delle assunzioni, seppur a tempo determinato: una dipendente, che lavorava da 23 anni alla Zucchi, ma ultimamamente era con contratto part-time, per poter guadagnare uno stipendio pieno, si era spostata alle Tessiture, a orario normale per 6 mesi, perchè aveva ricevuto dalla dirigenza la rassicurazione che le sarebbe stato rinnovato il contratto a tempo determinato. Altre storie tragiche di coppie, in cui entrambi i coniugi lavorano entrambi in azienda da anni, e che ora si ritrovani in 2 senza stipendio, con mutuo della casa e rate della macchina da pagare, magari con figli minori a carico… Altri raccontano che lo scorso anno sono stati assunti un direttore ed un assistente nuovi e che a Dicembre sono arrivati nello stabilimento 2 macchinari nuovi per la produzione.
Tutte le interviste di questa mattina di fronte ai cancelli dell Tessitura di Nosate sono nella diretta che abbiamo fatto:
Santo Stefano … un altra azienda chiude… "la tessitura di Nosate"
Pubblicato da Corriere Altomilanese .Com su Lunedì 11 marzo 2019