Un pensiero non richiesto sul rapporto tra il sindaco Chiara Calati e le comunità religiose di #Magenta
Le reazioni costantemente muscolari da parte dell’amministrazione comunale non fanno crescere la città. La maggioranza ancora una volta chiude le porte – invocando, a sproposito, il rispetto delle regole – a una comunità che, va bene, forse spesso non trova i modi più efficaci per interloquire, ma si è posta come pacifica e dialogante. E non ha avanzato pretese ma richieste. A questa comunità la sindaca e il suo vicesindaco rispondono: “No, non mi interessi, non mi interessa che tu abbia una fede e non esiste nessuno spazio in cui trovarti a condividerla e celebrarla“.
Ma qui il tema non è nemmeno più se e come e dove trovare gli spazi che i fedeli islamici richiedono.
Qui il tema è che, ci piaccia o no, una parte dei cittadini di Magenta è formata da persone di religione musulmana, che si sono rivolte con fiducia alle istituzioni comunali, e a cui queste istituzioni continuano a sbattere la porta in faccia.
Ora vorrei che ci fermassimo un minuto e provassimo a chiederci: quali sentimenti semina questo atteggiamento del Comune?
Non è forse così che nascono risentimenti e sensazioni di esclusione in alcune parti della popolazione? Chi ha la responsabilità di reggere pro tempore le istituzioni non dovrebbe cercare di unire le varie piccole comunità che formano la nostra città di Magenta? Siete sicuri che mostrarvi “duri” oggi, sotto elezioni, valga il prezzo delle ferite profonde che state aprendo?
Lo Staff di CAM (per una volta) condivide e apprezza il Razzano pensiero.