MILANO – “Mettere le persone al centro dello sviluppo economico nazionale, europeo, mondiale. Un ‘nuovo umanesimo’ guida le nostre scelte” ha affermato il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte concludendo la conferenza “L’Italia nei nuovi equilibri economici globali: quale interesse nazionale? Il mondo tra deglobalizzazione e neoprotezionismo” realizzata nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Geoeconomia promosso da ISPI e Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Sace.
In una sala affollata di esponenti dell’economia e dell’imprenditoria – invitato tra gli altri il Presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia Achille Colombo Clerici – i lavori sono stati aperti da Giampiero Massolo, Presidente ISPI e da Michele Geraci, Sottosegretario allo Sviluppo Economico. Il posizionamento dell’Italia nell’economia globale è stato il tema affrontato da Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo e da Beniamino Quintieri, Presidente Sace.
Moderatore Paolo Magri, Direttore ISPI. Quindi una tavola rotonda cui hanno partecipato Patrizia Grieco, Presidente ENEL; Letizia Moratti, Presidente UBI Banca; Fabrizio Saccomanni, Vice Presidente ABI; Secondo Scanavino, Presidente Cia – Agricoltori Italiani.
Moderatore Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera.
Conte si riferiva alle conseguenze, positive e negative, della globalizzazione “che ha riscattato dalla miseria centinaia di milioni di persone ma ha creato vincitori e vinti, e tra questi il ceto medio dei Paesi più avanzati, e aumentato le disuguaglianze tra Stati e all’interno dei singoli Stati (l’1% più ricco detiene il 27% delle ricchezze globali)”; ma il suo articolato intervento è apparso una sorta di manifesto della politica economica del suo governo nel quadro dell’incertezza politica attuale, in Europa e nel mondo: “Le nostre posizioni – ha aggiunto – sono ispirate alla profonda convinzione che l’apertura globale dei mercati e il progresso tecnologico, la maggior integrazione delle attività economiche e finanziarie siano mezzi volti a migliorare la qualità della vita delle persone e non fini. Questo Governo intende concretizzare i principi di legittimità, credibilità e trasparenza. Le sfide che abbiamo davanti sono complesse e ambiziose ma siamo determinati a raggiungere gli obiettivi che il popolo italiano ci chiede di realizzare. La sfida principale che abbiamo di fronte è di natura redistributiva”.
Confermando la validità dei valori euroatlantici e dell’Unione Europea, Conte ha tuttavia rivendicato l’autonomia della politica economica italiana come nel caso della firma del Memorandum tra Italia e Cina, potenza mondiale, che ha sottoscritto, per la prima volta, principi europei su sostenibilità, rispetto delle regole, trasparenza; citando inoltre le missioni da lui condotte in Africa e gli accordi internazionali nell’ambito europeo (Giappone e Canada per citare).
Molto ci si aspetta dopo le elezioni dell’europarlamento: in primis che i “paradisi fiscali” europei cessino di essere il porto sicuro dei vincitori della globalizzazione che non vogliono pagare le giuste tasse. Sul piano interno, obiettivi prioritari sono il sostegno all’occupazione, formazione, investimenti pubblici “essenziali per tutelare la competitività del sistema produttivo italiano ed europeo”, sviluppo internazionale delle pmi. Lo dobbiamo, ha concluso, “a quel ceto medio che più di altri ha risentito della globalizzazione e ne ha messo in discussione modalità e finalità.”
Giampiero Massolo, ricordato che quest’anno corre l’85° della fondazione di ISPI voluto da Alberto Pirelli, si è detto convinto che l’Italia deve perseguire, in stretta collaborazione con l’Europa, l’obiettivo di “sviluppare un sistema Paese solido e mettere le nostre aziende nelle condizioni di poter competere al meglio. La buona politica, così come la buona impresa, credo che attirino la fiducia dei cittadini. In un’epoca così fluida, dove le regole vanno tutte reinterpretate io credo che serva uno sforzo di responsabilità collettiva. Lo sguardo di ISPI è uno sguardo realista: ci sono dei segnali incoraggianti. Coltiviamoli”
Michele Geraci si è soffermato su uno dei punti forti della nostra economia, l’export: per oltre il 50% nella UE; al di fuori, 20% negli Usa e in Giappone, 11,1% in India e solo il 3% in Cina (Paese del quale è profondo conoscitore) che, per citare, realizza oltre la metà dei prodotti mondiali. Per riequilibrare tali discrepanze “non per esportare arance” ecco la recente firma del Memorandum italo-cinese. I dazi di Trump danneggiano non solo la Cina, ma anche i consumatori americani e di altri Paesi. E quelli rivolti contro l’Europa sono, in realtà, diretti contro un solo Paese comunitario, ma ne pagano lo scotto tutti i Paesi dell’Unione. Dimostrando come il liberalismo commerciale favorisca i più forti e danneggi i più deboli. Concludendo: “Attendiamo i risultati delle prossime elezioni europee: noi siamo sovranisti, dunque chiediamo che l’interesse per gli italiani venga prima di tutto e cerchiamo di portare avanti politiche a difesa del Made in Italy e dell’interesse dell’Italia.”
Foto:
– il Premier Giuseppe Conte con Achille Colombo Clerici