TURBIGO-MALVAGLIO. Ricordiamo Celestino Ottaviano Bienati, perché ha abitato anche a Turbigo, in Via 3 Giugno, prima di spostarsi a Malvaglio dov’è morto alla bella età di novant’anni. Era il padre di Francesco Maria (1962), direttore di ‘Corrierealtomilanese.com’, un personaggio noto a tanti nella riva sinistra del Ticino per la sua attività ventennale di fotoreporter e poi di giornalista. Il padre, però, era nato sulla riva sinistra del Naviglio Grande, e ne aveva seguito i riti: “Di sera, d’estate, al ritorno dal lavoro – racconta il figlio – non mancava mai di gettarsi nelle acque del Naviglio, per poi uscire ad insaponarsi e rigettarsi ancora in quella che è la piscina più lunga del mondo”.
Lo avevamo cercato, anni fa, per farci raccontare la storia dei tedeschi a Turbigo, quando lasciarono il paese, poco prima del 25 aprile 1945. Lui li aveva visti da vicino (la mensa tedesca era in quella che oggi è la Casa Vezzani, adiacente alla chiesa sussidiaria), aveva parlato con loro e conosciuto anche l’ufficiale che si sparò a Busto Arsizio. La storia dell’incontro cruciale che ebbe in quella che oggi è la Via Volta, l’aveva accennata ad una nostra amica, ma poi non ha voluto più approfondirla. I funerali si svolgeranno domani, giovedì, 27 giugno a Malvaglio nella chiesa in cui si era sposato.
FOTO IN EVIDENZA Il primo piano dello sposalizio di Celestino Ottaviano Bienati con Regina Garascia (1959) e altre foto del fausto giorno
IL PENSIERO NOTTURNO DI FRANCESCO MARIA BIENATI
Sono questi i momenti in cui sei obbligato a fermarti a riflettere sul senso della vita.
Sappiamo tutti che un giorno succederà, ci resta la fortuna di non sapere né come, né dove, né quando!…
Sono stato un bravo figlio? … secondo gli schemi comuni no!…
Ma non dimentico che ho avuto come primo punto di riferimento te, Ottavio…
Oggi ti guardavo, silenziosamente, nel tuo letto di morte, ti vedevo vecchio e consumato… con gli occhi…,
ma con la mente no: mi riportava ai momenti felici vissuti insieme (pochi, per sfortuna).
Quando eri forte come un toro…quando eri il mio papà!
Pensavo a tutte le cose che, per colpa del nostro carattere di merda, non ci siamo mai detti…
Sei partito, Ottavio, che la terra ti sia lieve … hai raggiunto la Gina … arriverò anch’io un giorno,
siete solo andati avanti prima di me … Voglio dirti una cosa: salutatemi Claudia.
Oggi è iniziato il tuo ultimo viaggio; vederti chiudere in quella bara anonima, da trasporto, è stato brutto. Una vita intera di amore, di odio, di lavoro, di speranza, di gioia e di dolore, finisce in un sarcofago anonimo, e sarà così per tutti noi.
Giovedì mattina alle ore 9.30 le tue esequie presso la parrocchiale di San Bernardo a Malvaglio, la nostra Chiesa da sempre. Qui ti sei sposato, hai battezzato i tuoi figli, ci sono stati i funerali della mamma e di Claudia; giovedì i tuoi e, lo lascio come testamento per un domani, (anche se penso che arriverò in ritardo): i miei.
Quando ero bambino mi dicevi sempre 2 cose sulla morte: “Non chiederti per chi suona la campana, prima o poi suonerà anche per te” oggi, purtroppo, è suonata per te…
La seconda, la scrivo per tua figlia Terry che si sta occupando amorevolmente del tuo ultimo viaggio, la targa sul “brevi” (tomba) la volevi con la scritta: “qui, dove tutto tace, finalmente Celestino Ottaviano Bienati Riposa in Pace!”
R.I.P. Papà
QUI SOTTO, la storia della famiglia pubblicata su ‘I quaderni di Franca 2 – Turbighesi nella vita e nelle tradizioni del XX secolo’ (2017) con la foto del ‘Celeste in bicicletta’, capostipite della famiglia e del Gottardo, due illustri personaggi della storica famiglia
IL ‘CELESTE’ BIENATI SI MUOVEVA SEMPRE IN BICICLETTA
Celeste Bienati proveniva da Busto Garolfo e si era sposato a Turbigo il 24 aprile 1900 con Egilda Fornara andando ad abitare in Via Tre Giugno 1859, nell’angolo con la strada che porta alla casa del Galli. Di questo falegname esiste un ricordo nel volume di Lorenzo Borsani, In quell’ansa del Villoresi, edito nel 1998, ma anche Camilla Garavaglia non lo dimenticherà mai. Quando Celeste arrivò a Turbigo per impiantarvi una falegnameria aveva come operai Filippo Sainaghi (che divenne, in seguito, un noto falegname con bottega in via Paolo Tatti); Alberto Pastori (che mise la bottega in via Roma); Eligio Caccia (che lavorò dal Celeste prima di impiantare l’officina che divenne famosa), Mario Bassis. Oltre a quello turbighese, Celeste aveva un negozio ad Alba nelle Langhe e non dimenticava mai di ritornare a casa con delle bottiglie di Barolo.
Il falegname Celeste ebbe quattro figli che non riuscirono a portare avanti la falegnameria, attività che si esaurì negli anni Trenta del secolo scorso:
– Gottardo (1901-1970) fece anche lui il falegname ed aveva la bottega a Nosate. Sposò Pierina Salsa di cameri ed ebbe quattro figli: Cornelia (1925), Ottaviano (1929), Virginia (1931), Ugo (1933-2016);
– Franco (1902-1971) sposò Enrica Re ed ebbe una figlia Diana (1929-1976) che non si sposò e gestì nella sua vita una salumeria;
– Domenico (1904-1969) sposò in prime nozze Anna Varini dalla quale ebbe un figlio, Alberto; in seconde nozze Lucrezia Scoccimarro, dalla quale ebbe Lidia morta in tenera età;
– Dante (1908-1977) sposò Adriana Barco nel 1930 ed ebbe tre figli: Sigismondo (1937-1995), Raoul (1943), Eddie (1946), diplomata a Brera. Dante abitava in via Tre Giugno con la famiglia. Il padre Celeste non era entusiasta della sua passione per il disegno, ma si diplomò ugualmente a Brera affreschista e decoratore. In gioventù, visse in alcuni conventi e la passione per l’antico e il mistico l’accompagnò per tutta la vita. Dipinse nella Chiesa dei Frati di Cameri ‘La Scala Santa’ che è tuttora visibile e, nella chiesa di S. Eufemio a Novara la Cappella dei Panettieri (appena dentro la prima cappella a destra). Frequentò la casa di Carlo Bonomi da cui apprese l’arte della pittura e l’influenza è riscontrabile in alcune opere conservate dagli eredi. La vena socialista che si ritrova in Carlo Bonomi è riscontrabile anche nei suoi discepoli turbighesi: Antonio Bonomi e Dante Bienati.
Ad un certo punto della sua vita, forte anche dell’amicizia con l’ingegner Piero Franceschini (allora direttore generale dell’A.T.M.), Dante Bienati abbandonò l’attività artistica per andare a lavorare nell’Azienda Tranviaria Milanese, nella quale fece assumere parecchi turbighesi. Negli anni Sessanta entrò in Vizzola come assistente edile. Diresse i lavori della ‘Casa del Giovane’, delle ‘Case Enel’ e fu assistente contrario nei lavori di costruzione della centrale idroelettrica ‘Guglielmo Castelli’. Seguì anche la costruzione dell’ex Portineria di Ponente con sassi a vista. Tre sono le case che progettò nella sua vita: la propria, in Vicolo dello Sport; quella che si trova davanti alla chiesa sussidiaria anch’essa abitata da un Bienati e fece il disegno anche della casa del fratello Gottardo in Via Marconi..
In gioventù visse in alcuni conventi e la passione per l’antico e il mistico l’accompagnò per tutta la vita