Elena Maria De Maio, 51enne residente a Rogorotto (Arluno) in condizioni fisiche e sociali disperate, dopo essersi rivolta con scarso successo all’amministrazione comunale ora chiede aiuto ai suoi concittadini: “Ho bisogno solo di essere ascoltata, mi hanno lasciata sola”.
Prima di ritrovarsi vittima di una breccia fatta di disgrazie personali e indifferenza da parte delle istituzioni pubbliche, Elena conduceva una vita all’insegna della normalità. Una famiglia, un lavoro e la passione per i viaggi erano il suo tutto e non desiderava altro. Poi, nel 2013 la prima disgrazia. Tornata da un viaggio di lavoro nell’Estremo Oriente, le viene diagnosticata una rara forma di epatite per la quale anche i medici trovano subito difficoltà ad affrontarla. Dopo un’ improvvisa broncopolmonite e due mesi di cure all’ospedale Sacco di Milano, Elena è pronta a tornare a casa per riabbracciare i suoi due figli e passare con loro il capodanno.
Nonostante gli effetti collaterali delle terapie la mettessero in continue condizioni di debolezza fisica e mentale, aveva deciso di preparare zampone e lenticchie per festeggiare con la famiglia il suo ritorno a casa e l’inizio dell’anno nuovo. Ma così non è stato. Purtroppo, proprio quella sera le sue condizioni peggiorano e viene ricoverata d’urgenza. Elena è sopravvissuta a cinque settimane di coma, due mesi di isolamento e altri sei di reparto per continuare a credere “che nella vita nulla capita per caso” e che non è una bastarda malattia ad annullare la tua persona, ma il non voler credere che, a seconda della situazione in cui sei, puoi sempre rimetterti in gioco.
“Se ce l’ho fatta a sopravvivere a tutto questo, non è un caso. Sono una mamma e ho la passione per l’arte dei massaggi, malgrado le difficoltà voglio tornare a fare quello che facevo prima”.
A Elena la forza di volontà non è mai mancata e da queste sue parole lo si percepisce.
Così, tornata a casa dall’ospedale, si è rimessa in gioco.
Prova a far domanda per diversi lavori, ma presentandosi con un 91% di invalidità il suo curriculum non riscontra molto interesse da parte dei datori di lavoro. Gli assistenti sociali le trovano un’occupazione presso una cooperativa con una paga a dir poco misera (3 euro l’ora), ma dopo tre anni di fatiche il suo fisico non riesce più a reggere i ritmi di lavoro e dà le dimissioni. Rimane sola, senza lavoro e lontana dai suoi due figli. Il tutto, sotto l’indifferenza dell’amministrazione comunale, consapevole da tempo della sua situazione. Ad oggi, nulla è cambiato.
Grazie all’aiuto di due amici che hanno preso a cuore la vicenda di Elena, siamo riusciti ad incontrarla e a dar voce al suo malessere: “Dal 2014 ad oggi, numerose sono le volte in cui ho fatto appello al Comune di Arluno in cerca di una umile occupazione sociale, ottenendo però sempre picche. Il 16 luglio mi hanno tolto il gas e sono rimasta per giorni senza acqua calda e mangiando cibo in scatola. Ho chiamato l’Eente erogatore e mi è stato detto che c’era un ritardo nella riscossione di una bolletta, ma come faccio con soli 513 euro di pensione di invalidità al mese? Che poi, per quei 13 euro non posso nemmeno usufruire del Reddito di Cittadinanza! Inoltre, nonostante avessi subito proceduto con il pagamento, ho dovuto sollecitare l’Ente erogatore con un messaggio di sfogo per ricordare loro di riattivarmi l’erogazione del gas.
-Signora Elena, ha provato a recarsi in Comune per chiedere un aiuto?
“Certo! Mi sono recata il giorno stesso in Comune e ho chiesto disperatamente di poter parlare con il Sindaco Agolli. Ad una prima volta mi è stato detto che non era possibile e sono stata respinta. Allora ho fatto riferimento al Difensore Regionale e questi mi ha ascoltata, dicendomi che avrebbe contattato il Sindaco.
-E qual è stata la risposta del Sindaco Agolli?
nonostante per me fosse uno sforzo fisico raggiungere la sede, mi è stato dato un appuntamento per il 25 di luglio. Ma come posso aspettare in queste condizioni?”.
-E quindi come ha fatto ad uscire da questa situazione?
“Due amici di Inveruno sono venuti ad aiutarmi. Grazie a loro ho raggiunto il comune e ho recuperato un fornello elettrico per mangiare qualcosa. Tenendo conto del fatto che abito a Rogorotto e sono distante dal Comune, senza di loro non so come avrei fatto a fare tutto”.
Dopo le disgrazie passate, quello che la signora Elena non si aspettava era di ritrovarsi in uno stato di solitudine sociale, privata di ascolti e attenzioni che qualsiasi persona nella sua situazione meriterebbe di ricevere. Perciò, considerato questo e altri casi di mancanza di attenzione ai cittadini di Rogorotto, Elena si pone una domanda che tanti altri Arlunesi in questi mesi si sono posti alla luce del ringiovanimento della nuova amministrazione Agolli: “Come mai non c’è ancora una delega per Rogorotto?”
Una domanda che merita una risposta concreta da parte dell’amministrazione corrente per rispetto nei confronti di Elena e, soprattutto, di tutti i cittadini arlunesi.