Lo scorso venerdì 5 luglio all’Ospedale Fornaroli di Magenta una infermiera di 44 anni ha rischiato di morire per un overdose di morfina e cocaina. E’ stata salvata da una collega che casualmente è passata nel locale adiacente, ha sentito un rantolo e ha dato l’allarme, immediatamente soccorsa da tutto il personale della Rianimazione si è fortunatamente salvata. L’episodio è stato coperto da massimo riserbo da parte della direzione si ASST Ovest Milano, anche perchè il 15 luglio le “magnifiche sorti e progressive” del Fornaroli venivano celebrate con l’inaugurazione in pompa magna dei nuovi Poliambulatori, alla presenza della Sindaca Calati e della Giunta, del Direttore Generale Odinolfi, dell’assessore regionale Gallera e di tutta la dirigenza ospedaliera.
Dopo il fatto scatta un’inchiesta interna nel reparto Rianimazione e si scopre che ci sono consistenti ammanchi di morfina e altre sostanze, col sospetto che non riguardino solo gli ultimi mesi, e anche irregolarità nel registro delle sostanze stupefacenti che va compilato seguendo una rigida procedura. Questa inquietante scoperta fa scattare la denuncia da parte dell’Ospedale, che però manda dai Carabinieri non un dirigente, ma un’infermiera, perchè il coordinatore infermieristico è in ferie. Dalla seconda denuncia fatta dall’infermiera semplice, che ritorna con un medico, scatta l’inchiesta dei Carabinieri, ma a tutto il personale viene imposto il silenzio assoluto sulla vicenda. Comprensibile diktat aziendale che però non può silenziare le voci che abbiamo raccolto da alcuni membri del personale, medico e infermieristico, sul fatto che l’episodio della collega in overdose è solo l’epilogo di abitudini, pare diffuse in molti ospedali italiani di medici e infermieri che sono costretti a lavorare con turni massacranti, in reparti altamente specializzati, ma sotto organico da anni e a volte alcuni, per far fronte allo stress di un lavoro pesantissimo, assumono sostanze stupefacenti, spesso un mix di morfina e cocaina, il quale inizialmente dà euforia ed energia, ma può essere letale.
Impossibile non pensare all’episodio accaduto al Fornaroli nel 2016, quando un medico anestesista venne trovato morto nel bagno dell’Ostetricia, dopo aver assistito un parto a fine turno, con accanto una siringa.
Dopo l’episodio del 5 luglio sono stati modificati i protocolli per la gestione delle chiavi e del registro degli stupefacenti, ma l’inchesta è in corso, intanto l’organizzazione del lavoro in Rianimazione così come in altri reparti rimane la stessa: poco personale a fronte di tanti pazienti, alta specializzazione e turni massacranti.