Prendiamo spunto dal fatto occorso ad un avvocato milanese Luca Bauccio, legale rappresentante dell’ Associazione Moschea Abhu Bakar di Magenta, il quale ieri ha ricevuto una lettera anonima in cui veniva apostrofato con linguaggio violento per il solo fatto di esercitare la sua professione, per commentare, a freddo, quello che in questi giorni è stato l’argomentare di alcuni cittadine e cittadini i nostri articoli sulle pagine fb di CAM e del Direttore. All’Avvocato Bauccio va la solidarietà di tutti noi di CAM, gli siamo vicini nella rabbia di questo momento, perchè sappiamo bene cosa vuol dire essere perseguitati perchè si svolge con correttezza e passione il proprio lavoro.
Iniziamo col ribadire, per l’ennesima volta che in Italia la “libertà di Stampa” è sancita dalla Costituzione e si accompagna alla libertà di lettori e lettrici di leggere quello che gli pare, ma non è scontato che una testata web lasci libertà di commento ai suoi lettori sulla propria pagina o su quella facebook che la rappresenta. Il direttore, nonchè fondatore del Corriere Altomilanese, Francesco Maria Bienati ha sempre fatto di questa opportunità data a tutti, un punto di orgoglio, pensando di favorire un pluralismo di pensieri e non un circo Barnum di mostruosità.
Scorrendo i commenti postati in calce ai nostri articoli degli ultimi giorni si ritrova lo stile becero della lettera anonima all’avvocato Bauccio: alcuni postano le loro deiezioni verbali senza neanche il coraggio di firmarle, perchè protetti da profili inestati a nomi di fantasia, molte/molti per avvalorare il proprio odio sterile nei contronti dei soggetti di articoli del giornale, se la prendono direttamente con gli autori dell’articolo e dispensano consigli su come fare giornalismo o gestire una testata.
Questo modo di comunicare si chiama cyberbullismo e ne sono oggetto soprattutto le donne, i giovanissimi, i soggetti LGBTQ o appartenenti a minoranze sociali e religiose. A Cam non era mai successo che il Direttore o un giornalista fosse oggetto di tanta turpitudine verbale, per il solo fatto di fare il proprio mestiere. Poichè questo mestiere lo facciamo con attenzione, vogliamo analizzare quella che ci sembra una deriva socioculturale che interessa tutto il Paese ma trova terreno fertile soprattutto in provincia, dove le persone si conoscono più facilmente nella vita reale, per rapporti di lavoro e/o di vicinato. Nel nostro territorio la crisi economico-industriale è tutt’ora in atto, molte amministrazioni locali non sono all’altezza del compito loro assegnato dal voto dei cittadini e le frustrazioni sociali si sommano ad un’ annosa mancanza di educazone civica dei più, che incapaci di analizzare con distacco la propria situazione di vita, cercano disperatamente dei capri espiatori cui demandare le colpe che non sono in grado di addossare a se stessi o al gruppo politico-sociale-religioso cui fanno riferimento. Queste persone, ribaltano le proprie sconfitte, paure ed insicurezze, su qualcuno o qualcosa di diverso da sè, per idee, cultura e successo, intendendo con questo termine la visibilità mediatica, che esse/i non sono in grado di ottenere. Sono persone fragili e vuote, che pensano di riempire le proprie inutili vite e trovare un ruolo sociale esercitando la violenza verbale coperti dall’anonimato, di una lettera o di uno schermo LCD.
Il fenomeno sociale del cyberbullismo è ora contrastabile con la legge 71/2017 e oltre alla Polizia Postale ci si può rivolgere a qualsiasi organo di polizia dello Stato per fare denuncia, ma il punto non è come difendersi da un reato, ma chi istiga al reato stesso. Spesso assistiamo a personaggi pubblici di successo, a uomini e donne in politica, addirittura a servitori dello Stato ai massimi livelli che usano il biasimo, il sessismo, l’omofobia e la menzogna (poi spesso ritrattata) per fare proseliti alla propria causa politica, culturale, religiosa o per colpire gli avversari. Chi dovrebbe dare l’esempio al popolo agisce nel peggiore dei modi, senza neanche considerare le ricadute che tale modo di fare comunicazione ha e avrà sulle giovani generazioni e sulla futura società del Paese.
Quanto a CorriereAltomilanese noi andiamo avanti per la strada intrapresa, consci che la nostra scelta di scrivere di tutto e di tutti (non avendo finanziatori, nè Santi in Paradiso), ci dà una libertà di espressione unica, ma anche la responsabilità, veramente solo nostra, di quello che scriviamo.