Milano – L’Amazzonia è in fiamme, il polmone verde del nostro pianeta brucia come non mai: ettari di foresta pluviale ridotti in cenere in pochi giorni. Da gennaio ad oggi, 72mila incendi (l’84% in più rispetto al 2018) stanno mettendo a serio rischio milioni di specie animali e vegetali, con gravi conseguenze sulla riserva di ossigeno e acqua del pianeta, oltre alle popolazioni indigene (circa un milione di persone). Si tratta di una catastrofe ambientale e sociale a cui non si può assistere in silenzio. Per questo motivo nella mattina di venerdì 23 agosto Legambiente Lombardia si è unita al presidio indetto dal movimento di Friday For Future Milano davanti al Consolato del Brasile. Con la sua presenza l’associazione ambientalista si è unita al coro di voci che pretende lo stop della deforestazione indiscriminata in uno dei più strategici ecosistemi al mondo. La scellerata presidenza di Jair Bolsonaro sta infatti sostenendo e incentivando la deforestazione, affinché le terre siano destinate principalmente agli allevatori e ai produttori di soia.
«È una catastrofe che ci riguarda tutti – dichiara Marzio Marzorati, vicepresidente di Legambiente Lombardia. – Dopo i disastrosi incendi in Siberia, una delle molte manifestazioni del fatto che i cambiamenti climatici sono già in atto, siamo costretti ad assistere allo scempio del più grande polmone verde della Terra nell’indifferenza politica globale. È doloroso e inaccettabile che effimeri interessi economici vengano prima della sicurezza della biodiversità e dell’umanità in un momento delicato come quello che stiamo vivendo: siamo molto vicini alla soglia di non ritorno per quanto riguarda i cambiamenti climatici, e non possiamo permettere che uno dei principali fattori di assorbimento di CO2 atmosferica e di produzione di ossigeno e di vapore acqueo venga irrimediabilmente distrutto. Chiediamo dunque un intervento immediato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, oltre a una mobilitazione di tutti gli enti locali e dei mezzi stampa. Anche Regione Lombardia convochi un Consiglio straordinario per rivedere la proposta sui cambiamenti climatici non approvata qualche mese fa, e si faccia portavoce di questa emergenza mondiale».
L’Europa e l’Italia non sono prive di responsabilità nella tragedia amazzonica. Le foreste sudamericane, infatti, sono assediate del mercato delle commodities agricole in cui il continente europeo gioca pesante. La soia che verrà coltivata sui suoli deforestati sarà in gran parte destinata a rifornire gli allevamenti europei, per far fronte ad una domanda di carne e prodotti caseari di cui le nostre stalle sono tra le migliori acquirenti. E lo stesso dicasi delle carni lavorate, a partire dai prodotti che spacciamo per “made in Italy”. Una responsabilità che chiama in causa la Lombardia, prima regione italiana per capi allevati e nutriti con mangimi, spesso OGM, di provenienza sudamericana. Una tendenza che non risparmia nemmeno eccellenze nazionali a marchio IGP prodotte con carni di zebù (Bos Taurus Indicus, grande bovino allevato in Sud America) e lavorate successivamente in Italia, come la bresaola. Legambiente Lombardia sostiene da tempi che a tutela dei consumatori servirebbe la certificazione di tutta la filiera. Anche per questo l’associazione intende sensibilizzare sulla necessità di riduzione del consumo di carne, che stimola il consumo di suolo fertili destinandoli alla produzione massiva di carne da allevamenti intensivi, che è diventata globalmente ormai insostenibile.
«È bene che i consumatori si informino circa le origini e le responsabilità della produzione del cibo che acquistano, specialmente quando si parla di prodotti derivanti da allevamenti intensivi– sottolinea Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia– perché dietro i roghi nelle foreste brasiliane ci sono anche le abitudini di consumo degli europei. Non dobbiamo essere complici degli incendiari della natura, e un modo per farlo è cambiare le nostre scelte di consumo, che non sono innocenti. Ma è la politica agricola che ha in mano le leve economiche per modificare l’allevamento e la trasformazione alimentare, a partire dalla Lombardia, regione leader europea per le produzioni zootecniche».
Nel suo impegno per il clima Legambiente continua a mettere l’accento in modo particolare sul contributo che ognuno di noi può dare per contenere il riscaldamento globale. Senza smettere di fare pressione politica e mediatica, naturalmente.