TURBIGO – L’avevo conosciuto ‘da vicino’ una ventina di anni fa quando mi chiese di leggere un suo dattiloscritto che raccontava la sua prima ‘missione’ – come maestro elementare – in una sperduta località dell’Appennino Meridionale. Mi era piaciuto molto: ricordo le delicate descrizione delle mandrie, delle greggi, ma anche dei giovani che, tenuti al chiuso per mesi, a primavera venivano ‘liberati’ e potevano passare la notte sotto le stelle. Poi il racconto dei Km da percorrere a piedi sul fianco della montagna per raggiungere la povera sede del villaggio dove il maestro era tutto: “ apostolo, prete, martire, padre”.
Un’avvenura umana rivissuta, momento dopo momento, dopo mezzo secolo, in occasione della stesura del libro, dove ha raccontato la sua avventura umana, facendo battere, tasto dopo tasto alla moglie Giuseppina, il suo pensiero, mentre lui riviveva il suo tempo attraverso il ‘transfer’ impalpabile della memoria…E rimarrà per sempre lì, nascosto nella ‘Sella dell’Orco – solo le bestie non sperano” (2004), un titolo ‘primitivo’ come il mondo che aveva conosciuto a Cannalonga.
Dopo una tale esperienza, si trasferì in Lombardia dove insegnò, prima di essere assunto presso un Assessorato regionale nel settore ‘Diritto allo Studio’. Nel 1980 sopravvenne la cecità, che non attenuò la sua voglia di vivere (condensata nel libro citato) e che trovava modo di manifestarsi nella gentilezza genuina nei confronti degli altri esseri umani. Condoglianze alal famiglia
FOTO Il maestro Angelo Paolino con il figlio Luigi in Via P. Tatti