Il 29 agosto 2019 sono arrivati a Cuggiono sei discendenti di Carlo Calcaterra. A Cuggiono sarebbe stata una delle tante soste di americani alla ricerca delle loro origini. In questo caso, però, le cose sono state diverse perché si tratta sì di americani ma non di St. Louis o Herrin o Detroit o Genoa ma di sudamericani. Americani dell’Argentina, nipoti di quegli emigranti che per primi varcarono l’Atlantico a partire dal 1875, e di cui ci sono poche tracce, soprattutto perché si insediarono in località agricole, e come Carlo Calcaterra, senza compaesani intorno.
Il pronipote Walter Javier Calcaterra Re ha ottenuto la cittadinanza italiana un paio di anni fa, e ha voluto visitare il paese di origine dopo avermi chiesto con grande anticipo, cosa non sempre fatta dai discendenti, di voler visitare Cuggiono e di voler conoscere tutto sulla famiglia del bisavolo. Con le difficoltà del caso, attraverso Gabriele Calcaterra, presidente del Museo Civico di Cuggiono, abbiamo rintracciato Anna Calcaterra e le sorelle, figlie di Eligio, un fratello di Carlo che emigrato nel 1923 non fece più ritorno a Cuggiono.
In questo modo la permanenza a Cuggiono si è bilanciata tra la parte storica ovvero chiesa di San Giorgio, casa natale dei Calcaterra in via San Gregorio, Ecoistituto della valle del Ticino, Museo Civico, cimitero e casa dei parenti per capire meglio come si vive da queste parti.
Walter è ingegnere industriale a Luque, una municipalità argentina del dipartimento di Rio Segundo nella provincia di Còrdoba. La sua famiglia abita, invece, a Villa del Rosario, capoluogo del dipartimento di Rio Segundo, città di circa 14mila abitanti. Còrdoba, la capitale della provincia dista circa 80 chilometri mentre Buenos Aires si trova a circa 650 chilometri a sudest. Lo zio Josè Antonio ha invece una estancia, azienda agricola con vacche da latte e da carne Angus mentre Carlo Calcaterra, appena 21enne si era stabilito a partire dal 1923 nella zona agricola di Rincòn circa 15 chilometri da Villa del Rosario. Storie tutte da raccontare, rimaste nascoste per un secolo, e che hanno cominciato a trovare uno sbocco in occasione di questo nuovo homecoming, ritorno a casa.
Una valanga di notizie, domande, emozioni, lacrime. Il ricordo dei trisnonni Francesco Calcaterra, carrettiere o meglio trasportatore di beni che si era sposato a Milano con Tecla Pezzoli, domestica originaria di Dresano, Lodi il 21 agosto 1889 nella chiesa di San Babila.
Tecla, nome imposto a molti discendenti di Carlo che in Argentina creava stupore perché in spagnolo “tecla” è il tasto, soprattutto della fisarmonica che non richiama affatto la santa martire Tecla.
Una bella ricerca genealogica con un risultato che promette il raggiungimento di altri traguardi, di altre persone sparse e disperse per il mondo.