SCRIVE ANGELO PARATICO – Per me è sempre stata una fonte di stupore il fatto che, i quattro evangelisti, nulla ci raccontano di cosa fece Gesù dai 12 ai 30 anni. Quando poniamo la domanda a dei cristiani professanti, anche preti, in genere essi mostrano stupore. Alcuni di loro non ci hanno mai pensato a questo buco temporale. Eppure, questo non è un particolare di poco conto. Immaginiamo che una ditta assuma un ingegnere per un posto di grande responsabilità e dal suo curriculum manchi questo dettaglio. Nulla sappiamo quali studi compì il nostro aspirante ingegnere, a partire dalla II media al master post laurea. Lo impiegheremo comunque, dato che fa miracoli, ma la curiosità sul suo passato resterebbe più che legittima.
Gesù sparisce dalla narrazione evangelica mentre lui e i genitori stanno al tempio di Gerusalemme per la Pasqua. I genitori ripartono con la carovana e dopo tre giorni s’accorgono di aver dimenticato il figlio. Corrono indietro, affannati e lo trovano intento a disputare con i dottori. Maria, deve aver tentato un leggero rimprovero, viene subito respinta dal figlio che le dice che lui deve attendere alle cose di suo Padre. Poi, docilmente, li seguì a Nazareth (Luca 2:52). Il nastro corre rapidamente in avanti e lo ritroviamo, trentenne mentre vien battezzato dal Battista. “Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni”. (Marco, 1:19). Diciotto anni!
In passato sorsero varie leggende e speculazioni su dove stette e cosa fece in tutti quegli anni, ma non esiste una risposta convincente. La chiesa cristiana dice che fece il falegname con il padre, ma la sua padronanza della filosofia, la sua profonda conoscenza della vita passata e futura, della natura umana, è stupefacente. Deve aver studiato e meditata a fondo, aver avuto maestri di prim’ordine, tant’è che le sue parole sono validissime anche oggi, dopo duemila anni.
Sul finire del medioevo sorsero varie leggende riguardanti Camelot e il re Arturo, che vedevano Gesù presente in Inghilterra con Giovanni d’Arimatea. Secondo i musulmani, Gesù, fu un profeta, ma non morì in croce e anzi lo definiscono “Issah, il grande viaggiatore.”
Una delle più pittoresche leggende sulla sua assenza lo vede pellegrino in India e addirittura in Kashmir, in Tibet. Tutti i seguaci della teosofia dell’Aquario, in voga mei primi decenni del 900, credevano a questa storia, rafforzata dal supposto ritrovamento di un vangelo perduto nel monastero tibetano di Hemis, sopra a Leh, in Ladak. Il ritrovamento venne fatto a uno strano esploratore russo, Nicolas Notovitch. Egli descrisse questa sua scoperta in un libro intitolato “La vie Inconnue de Jésus Christ” uscito nel 1894 e che divenne un best seller a livello europeo, pur essendo poi stato refutato. In seguirono si segnalarono altre apparizioni e sparizioni di tale vangelo a Hemis, l’ultimo avvistamento risalirebbe agli anni sessanta. Ci andò anche chi scrive, nel 2002, ma non vide traccia di questi rotoli.
Le somiglianze fra il messaggio cristiano e quello buddista sono innegabili ed è possibile che sia esistita una contaminazione fra i due credo, anche se, essendo il buddismo di cinque secoli più antico, è possibile che la contaminazione sia stata in un solo senso e fu forse filtrata dalle comunità degli Esseni dei quali poco sappiamo. Addirittura il Budda morente preconizzò l’apparizione di un Budda futuro (Maitreja) a cinque secoli dalla sua morte, ovvero al tempo di Gesù. Il sovrano indiano Ahoka il Grande, un entusiasta buddista, fu in stretto contatto con la civiltà ellenistica e dei missionari buddisti visitarono la Grecia nel 230 a.C.
I punti di contatto fra le due religioni sono numerosi, per esempio la confessione dei peccati, i pesci come simboli di vita eterna, le ciotole d’acqua sugli altari, il pellegrinaggio verso i luoghi santi, la venerazione delle reliquie, la vita monastica anche per le donne, infine certi miracoli fatti dal budda bambino vengono ripetuti da Gesù.
Volendo restare con i piedi per terra, forse Gesù si unì alle comunità di monastiche degli esseni, noti anche come nazareni, che pregavano, digiunavano e creavano testi propri di fede religiosa (i rotoli del Mar Morto) in attesa della fine del mondo, creduta imminente. Il nome di Gesù di Nazareth potrebbe significare Gesù l’esseno, dato che Nazareth a quel tempo non esisteva, come notò l’illustre biblista e storico, Géza Vermes.
Angelo Paratico