Scrive Angelo Paratico:
Crediamo che a livello archeologico non esistano dubbi: gli spaghetti li hanno inventati i cinesi. Potrebbe essere stato Marco Polo a portarceli dalla Cina, come si sente spesso ripetere in Cina? Certo che no, perché la pasta italiana è antecedente al viaggiatore veneziano. Allora, dove e quando è avvenuta questa inseminazione incrociata? L’idea che tutta la pasta abbia un’origine comune è un argomento affascinante. Forme e nomi sono molto simili, sia in Cina che in Italia.
In Cina, i più antichi spaghetti sono stati trovati in una tomba risalente a duemila anni prima di Cristo, a Lajia, vicino a Lanzhou, sulla via della seta. Appena aprirono la ciotola sigillata che li conteneva, però, gli spaghetti si sono sbriciolati, cadendo in polvere. In Cina esistono molti esempi, antecedenti alla nascita di Cristo, con rappresentazioni di spaghetti e possediamo vari documenti storici nei quali se ne accenna.
Viaggiando sulla vecchia via della seta, da Kashgar a Samarcanda, da Teheran a Bodrum, sulle coste turche del Mediterraneo, si possono trovare varie tracce del passaggio degli spaghetti lungo il percorso. Le variazioni nelle ricette sono davvero molte, a seconda del luogo.
C’è però un contributo più recente, ma molto significativo, a Hong Kong, circa la cultura degli spaghetti. Chi è stato in Estremo Oriente avrà notato gli ubiqui “instant Noodle” gli spaghetti istantanei, che si preparano in una scatola di polistirolo, versandoci sopra acqua calda. Si tratta ormai di una industria multimiliardaria. Questi spaghetti istantanei sono apparsi alla fine della Seconda guerra mondiale, proprio a Hong Kong. Furono inventati da un sacerdote italo-americano di nome John Romaniello, originario del Piemonte e portato in Canada da bambino, che sfamava i rifugiati di Hong Kong.
Notò che la farina di riso distribuita dai britannici andava sprecata, per via dell’umidità e dei topi, ma una volta trasformata in spaghetti era più facile da conservare. Romaniello trovò alcune parti meccaniche di un motore d’aereo e riuscì a creare una sorta di macchina in grado di estrudere dei sottili spaghetti. Li impacchettava e li distribuiva gratuitamente. Poi l’idea fu copiata e si diffuse in tutta l’Asia. Don Romaniello viene ancora ricordato a Hong Kong come “il sacerdote degli spaghetti”.