TURBIGO – Ho appena letto un articolo sul ‘Corriere della Sera’ (7 gennaio 2020) in cui dei parrocchiani di Avenza, popolare quartiere di Carrara, si sono tassati per recuperare un dipinto che apparteneva alla loro chiesa. “L’arte è la nostra storia – ha scritto il parroco – è una questione di identità, di cultura, di amore per la chiesa che raccoglie la storia della comunità” e in poco tempo hanno raccolta la cifra astronomica di 160mila euro per riacquistare il ‘loro’ trittico che era sparito da cinquecento anni e aveva fatto il giro del mondo.
La chiesa dei SS. Cosma e Damiano, cuore di quello che fu il ‘Turbigh in Giò’, sorto sulla riva sinistra del Naviglio un migliaio di anni fa, era piena di opere d’arte andate disperse con la vendita avvenuta all’inizio dell’Ottocento sia della chiesa, sia del convento. In particolare, quella che manca è la grande tela ad olio del cardinal Flaminio Piatti, fondatore della chiesa e del convento degli Agostiniani Scalzi. Non sappiamo dove sia, certamente a Milano, dove furono concentrate le opere al tempo della soppressione. Abbiamo provato a telefonare a Roma, dove ancora c’è un riferimento degli ‘Agostiniani Scalzi’, ma non abbiamo cavato un ragno dal buco.
Questa breve nota è per chi volesse perdere del tempo a cercarla e così, come la neonata associazione risorgimentale turbighese ha documentato precisamente dove avvenne lo scontro il 31 maggio 1800, così qualche altro eroe potrebbe scoprire dove si nasconde il cardinale.