SCRIVE ANGELO PARATICO..
La città di Wuhan, con i suoi 11 milioni di abitanti, è stata messa in quarantena, per via del sorgere di una pericolosa mutazione del coronavirus. Questo agente infettivo, che si trova a metà strada fra il mondo minerale e quello animale, aveva fatto la sua prima comparsa a Canton e a Hong Kong, nel 2003. Lo avevano chiamato SARS, con poco tatto, dato che Hong Kong porta già le lettere SAR nel proprio nome, nel senso di regione ad amministrazione speciale, e questo generò confusione. Quel periodo lo passai chiuso a Hong Kong e ricordo l’isteria collettiva che colpì la città, e che poi tracimò anche in Italia, grazie a un tipo di informazione sbagliata, promossa dai giornali e dalla televisione, con talk show, insinuazioni e fake news. Un “format” come dicono gli americani, che si sta replicando in questi giorni.
Wuhan è il capoluogo della provincia dello Hubei. Ma si tratta in realtà di tre città unite insieme: Hankow, Hanyang e Wuchang. Sorge sul Fiume Azzurro, presso alla confluenza con il Fiume Han. Prima del 1945 era conosciuta solo come Hankow ed era una delle cosiddette città aperte cinesi, con concessioni di extra territorialità, di speciale tassazione e di tribunali separati, e altri privilegi offerti ai cittadini di nazioni occidentali e ai giapponesi. L’Italia aveva delle proprie concessioni a Tianjin e Shanghai, ma anche ad Hankow vivevano dei nostri connazionali. Ricordo un libro di Mario Appelius che ci andò nei suoi pellegrinaggi e che diede voce a qualcuno di loro. Nel 1938, per proteggerli, l’Italia vi inviò l’incrociatore Montecuccoli e, al rientro di questa unità in Italia, lasciò quel compito all’incrociatore Bartolomeo Colleoni.
Questa città, Wuhan, condivide una parte della sua storia con Verona, perché le Canossiane – ordine fondato a Verona dalla Santa Maddalena Gabriella di Canossa (1774-1835) – erano sbarcate prima nella colonia britannica di Hong Kong, nel 1860 e nel luglio 1868 si spostarono a Wuhan, per crearvi il proprio centro per l’evangelizzazione della Cina.
Fu la canossiana Lucia Cupis che arrivò a Hankow per prima, richiamata da certi francescani veneti che vi si erano già stabiliti e,dopo la sua prematura comparsa, Suor Rachele Tronconi, divenne la superiora di quella Comunità. Erano donne di grande fede, che mostrarono un coraggio sovrumano. In Cina la vita era dura e breve, soprattutto per colpa delle malattie infettive che colpivano soprattutto gli occidentali, che non seguivano la sana pratica cinese di bere sempre acqua bollita (tè) invece che acqua fredda e di mangiare solo verdura bollita, non cruda. La stessa Hong Kong venne soprannominata dagli inglesi “la tomba dell’uomo bianco.”Vi morì, il 9 febbraio 1867, anche uno dei nostri più grandi scienziati, Filippo de Filippi. A Hong Kong basta fare due passi nell’antico cimitero di Happy Valley per osservare i tanti cognomi veronesi, bresciani e milanesi, di canossiane morte prima dei 30 anni.
Le canossiane furono espulse dalla Cina quando i comunisti presero il potere, alla fine della Seconda guerra mondiale ma si fermarono a Hong Kong, dove ancor oggi vi amministrano le migliori scuole e i migliori ospedali. Anche l’attuale governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, è una devota canossiana, avendo frequentato le loro scuole elementari e medie.
Angelo Paratico