TURBIGO-BUSCATE. Ricordo che, al tempo in cui approfondivo le ricerche su quella che fu la ‘Battaglia di Magenta’ (4 giugno 1859), mi imbattei in quella che un tempo si chiamava Villa De Rosales (poi Abbiate) di Buscate e sulla figura di Gaspare Ordono De Rosales che, passando insieme alle truppe franco-piemontesi che si dirigevano a Magenta, ricordava il suo nido d’amore. Lì, infatti, a Buscate, il nobiluomo fece l’amore con Maria Cigolini, lontano dalla natale Bernate (Como) dove c’era (e c’è ancora) il palazzo del suo casato (nella foto) e quello della sua amante.
Gaspare vendette la villa (che oggi si trova in deplorevole stato di abbandono) e tutte le terre annesse negli anni della ‘Giovine Italia’, destinando il ricavato all’idea di Mazzini, come ricorda una lapide (non so se c’è ancora) murata nel portico nord e rispettata dai successivi proprietari.
Dicevo di questi ricordi del tempo che fu e, nel mio archivio mentale, c’è anche una lunga lettera indirizzata a ‘Città Oggi’ di Sara Villa che si domandava perché i buscatesi non avessero più orgoglio della loro storia.
Succede che ci è capitato in mano un volume in cui il prof. Mario Mascetti ricostruisce la storia di due paesi: Casnate con bernate – due paesi, una comunità, edito dal Comune nel 2009. Qui troviamo un centinaio di pagine in cui si racconta la storia di un bernatese mitico, proprio il nostro Gaspare Ordono De Rosales fu Luigi.
Arrestato nel 1831 perché patriota fu tenuto in carcere per più di un anno e scampò alla pena perché un suo servitore, saputo dell’arresto, corse nella villa di Monguzzo (e probabilmente anche in quella di Buscate) a distruggere tutte le prove che avrebbero inguaiato il suo padrone. Dopo il processo, liberato dalla prigionia per mancanza di prove, si riparò in Svizzera ove si diede anima e corpo alla Giovane Italia. Nel ’59, come dicevamo, partecipò alla Battaglia di Magenta, in prima linea com’era nel suo stile.
E’ sepolto a Bernate comasco, nella tomba di famiglia, accanto a quella della contessa Maria Cigalini che fu per 40 anni la sua amante, la madre dei suoi tre figli, prima che potesse sposarla dopo la morte del di lei marito (1862), in conte Antonio Dal Verme. Il Romanticismo anima la storia di questi due amanti, la cui storia intrigante e affascinante – mi pare – abbia già ispirato qualche scrittore.
Mario Mascetti ha dedicato all’adesione del Rosales alla Carboneria un centinaio di pagina pubblicando tutti gli atti del processo a lui intentato dall’Imperial Regio Tribunale di Milano con l’imputazione di alto tradimento. Uomo di qualità, non privo di un certo fascino, la dialettica difensiva del marchese Gaspare, a volte perfino ironica, rivela un uomo intelligente e libero che ci ha motivato a scrivere queste note.
Scrive Mascetti che presso l’Archivio di Stato di Milano le carte dei processi politici che lo riguardano sono raccolte in decine di fascicoli. Si viene a sapere che fu arrestato il 17 maggio 1831 in casa della contessa Maria Cigalini dove si era recato a cenare. Contemporaneamente all’arresto si dispose la perquisizione delle sue ville di Monguzzo e Buscate per raccogliere prove sulle cospirazioni politiche del marchese, prove che erano state precedentemente distrutte dal servitore per cui, alla fine, il conte Luigi Bolza (una sorta di pm del tempo di Tangentopoli: lo aveva arrestato senza prove!) fu costretto a liberarlo.
DIDA il marchese Gaspare De Rosales e il palazzo di Bernate (Como)