TURBIGO. Dopo lo stelloncino su ‘Il Giorno’ del 10 novembre 2019, in cui l’Ad di Iren parlava di un investimento di 180 milioni di euro, quello del 4 marzo 2020 sullo stesso quotidiano parla dell’affidameneto della progettazione esecutiva e delle forniture della turbina a gas, dei generatori e dei trasformatori elevatori, all’Ansaldo Energia, un’azienda che ha già lavorato più volte in quella che fu la centrale dell’Enel, oggi Iren. L’intervento prevede anche la demolizione di due ciminiere che facevano parte dei vecchi cicli termici, ormai obsoleti.
Quindi, oltre alla demolizione di quelle che ormai erano entrate a far parte dello sky-line turbighese, ci sarà l’installazione di un altro ciclo combinato che farà aumentare anche l’occupazione (oggi conta appena 50 dipendenti) e certamente la potenza installata che passerà dagli attuali 855 MW a 1280 MW.
GLI STADI TECNOLOGICI – Dalla prima centrale a carbone entrata in servizio un secolo fa (1926), ai quattro gruppi termoelettrici da 250 e 320 MW alimentati ad olio combustibile denso (1960-70), alla successiva metanizzazione, per passare poi da Enel…. a Iren, grazie alla privatizzazione seguita al decreto Bersani del 1999, che non è stata certamente un scelta ‘illuminata’ per Turbigo. Oggi la centrale di Turbigo può contare su una unità a ciclo combinato (installato nel 2007) con post combustione, costituito da due turbine a gas e da una a vapore, per una potenza complessiva di 855 MW, accanto alla quale se ne installerà un’altra.
FOTO: In primo piano la prima centrale termoelettrica a carbone (1926)