La morte di un ‘collega’ del tempo che fu ci ha ricordato un impegno assunto quarant’anni fa di raccontare una storia conservata nel mondo impalpabile della memoria. Si tratta di una missione in Marocco per conto dell’Enel, per assistere alla costruzione e all’avviamento di una centrale termoelettrica (1980-1985). Ma poi c’era tutto il resto…
IX- CENA MAROCCHINA. Tra il gruppo di tecnici marocchini che dovevo istruire nella gestione della centrale termoelettrica, con alcuni si instaurò un rapporto di amicizia al punto tale da invitarci a cena. Piatti tradizionali serviti su un tavolo basso e noi seduti sui cuscini (la moglie in cucina a preparare). L’harrira è una minestra di ortaggi, con pomodori, uova e carne. Viene servita con datteri, dolci al miele e fichi. Si parla della regione del Rif (Melilli) dove ci sono i berberi, duri e dritti, con il coltello alla cintola, della stessa stirpe del nostro commensale. Coltivano droga, il chif, che vendono per strada dicendo che è ‘cioccolato’. L’hashish non è bandito in Marocco e lo fumano tutti, in particolare i giovani. Le berbere è il linguaggio più antico dell’Africa del Nord, linguaggio rustico che risponde ai bisogni della vita del villaggio.
IL GIORNO DOPO. Al mattino vedo un marocchino che rovista nel contenitore zincato a mani nude, immondizia delle poche famiglie che la portano all’esterno del condominio per il ritiro. LA SCUOLA. Il 17 settembre 1980: primo giorno di scuola (1° elementare) a Casablanca per la mia prima figlia con la maestra Stella, alla quale il 4 settembre 1980 ho tolto il primo dentino di latte. Il suo passatempo preferito era quello del gioco delle carte, a scala quaranta, con tutti quelli che, nel tempo, sono venuti a trovarci per le ferie: Roberto e Mary, Rosella, Annalisa. Ha cominciato anche a giocare a tennis all’hotel Meridien, l’unico angolo occidentale esistente
LA PELADE. Per quanto riguarda la pelade che mi aveva assalito per surmenage, sono dovuto ricorrere ad un medico libico che mi ha prescritto delle punture di cortisone che mi hanno fatto ritornare la barba che una alopecia terribile stava divorando. Prima del cortisone i miei allievi mi avevano consigliato di fare dei piccoli tagli e di strofinarci sopra una mistura di aglio e tabacco. Nessun risultato.
ATLANTIDE. Da un giornale marocchino ‘verde’, vengo a sapere del ritrovamento di resti dell’homo sapiens presso Rabat. Il Maghreb, all’epoca, godeva di un clima equatoriale confermato dai resti di elefanti tant’è che Atlantide era stata localizzata al largo del Marocco. Ne parlò Platone, due millenni fa: era una prospera isola inabissatasi nell’Atlantico a seguito di uno spaventoso cataclisma, probabilmente quello che oggi chiamano tsunami.
VOLUBILIS. Capitale di una provincia romana del III secolo d.C. che ho visitato: il palazzo del procuratore, la basilica a tre navate ed il Campidoglio, infine il magnifico colonnato da Decumanus Maximus che collegava la porta di Tangeri con l’arco di trionfo.
ATTILIO GAUDIO (1930) è stato vent’anni in Marocco e ha scritto un libro sulla Marcia Verde, ha il ‘Mal d’Africa’.
SAMIR, raffineria creata nel 1959 da quel genio che fu Enrico Mattei, era adiacente alla centrale termoelettrica di Mohammedia che alimentava con olio combustibile denso.
LE CAVE DI FOSFATI sono la ricchezza del Marocco. Un tapis roulant di 100 Km è stato costruito per portare i fosfati al porto di El Aaiun (Sahara occidentale nella foto).