Siamo tornati ad osservare da vicino quello che succede alla Rsa Sant’Edeoardo di Turbigo.
Dopo avere ascoltato il figlio di una donna ospite presso la struttura e l’amministratore delegato della cooperativa Nuova Assistenza che gestisce numerose residenze per anziani, abbiamo contattato due donne che ci lavorano e che, in questi giorni, sono a casa in quarantena. Si sono ammalate, entrambe con sintomi riconducibili al Covid – 19, ma nessuna delle due è stata sottoposta a tampone.
Tra di loro c’è una comprensibile paura per quello che può succedere. Fortunatamente la bella notizia è che entrambe stanno bene e i sintomi vanno regredendo. Una donna racconta la sua esperienza: “Improvvisamente ho cominciato a stare poco bene. Avevo febbre, tosse, dolori muscolari. Ho contattato il mio medico e mi ha spiegato che erano i classici sintomi da Covid – 19. Ad oggi sono a casa in quarantena, ma non mi è stato fatto alcun tampone. I dispositivi di protezione? A fine febbraio non avevamo nulla. Attorno alla metà di marzo ci sono state fornite le mascherine chirurgiche, e solo successivamente le FFP2. Ci dicevano di stare tranquille, ma la verità è che non si sapeva nulla. Non so se potrò mai tornare a lavorare in una Rsa”.
Non ci sono solo medici e infermieri ad essere in prima linea contro la battaglia al coronavirus. Ci sono anche coloro che lavorano nelle Rsa dove la bomba è letteralmente esplosa. Simile alla precedente è la testimonianza di un’altra donna: “Oggi le cose vanno decisamente meglio. Sto bene. Con preoccupazione, ma voglio rientrare a lavorare alla Rsa. Certo che avevamo paura. Vedevamo gli ospiti che si aggravavano nel giro di pochissimo tempo”.