IV – Tra i marchesi e i conti, epigoni di quella che fu la società feudale, che accompagnarono il tempo in cui fu sindaco l’ingegner Paolo Tatti, c’era anche un certo Giuseppe Vigevano che fece capolino nel Consiglio Comunale del 1881. Il figlio, misconosciuto, fu un personaggio militare importante, fondatore dei Servizi Segreti al tempo di Mussolini.
ATTILIO VIGEVANO. Il figlio, Attilio (Turbigo 1874-1927) che Giuseppe ebbe da Ernesta Bonomi
fu sottotenente degli alpini nel 1893 e, dopo aver frequentato la Scuola di Guerra, entrò nel Corpo di Stato Maggiore. Partecipò alla Campagna d’Africa Orientale del 1896 con il generale Genè, un altro turbighese. Successivamente, fu chiamato ad insegnare storia militare all’Accademia Militare di Modena. Nel 1911 partecipò alla Guerra italo-turca. Nella prima guerra mondiale fu assegnato al 7º Reggimento Alpini dove affinò la sua competenza in materia di intelligence. Nel 1919 è Governatore militare di Dalmazia. Dal febbraio 1921, con il grado di colonnello, era alla guida del Servizio Informazioni dello Stato Maggiore e, dall’ottobre 1925 all’aprile 1926 fu a capo dei Servizi Segreti. Rimase coinvolto nel siluramento del suo capo, il generale Antonino Di Giorgio, da parte di Mussolini. Uno scandalo, perché non autorizzati (ne fu artefice il Vigevano) spiarono conversazioni telefoniche di pezzi grossi dell’epoca. E’ autore di una dozzina di libri aventi carattere militare. Il turbighese Angelo Paratico ne ha riscoperto la figura e lo ha inserito nel suo Ben (Mursia, 2010, p. 32).
IL CONSIGLIO COMUNALE 8 LUGLIO 1913. Nel Consiglio comunale dell’8 luglio 1913 con 11 voti favorevoli (1 Paolo Grassi) Carlo Bussola venne nominato sindaco di Tutrbigo” al fine di continuare sulla strada tracciata e seguita dal compianto ing. Paolo Tatti”. Nel successivo Consiglio comunale del 2 novembre 1913 la Giunta Municipale si presentò dimissionaria. Il Sindaco disse: “In tutte le passate votazioni, sia amministrative che politiche, il partito socialista raccolse a Turbigo uno scarso numero di voti. Noi, non socialisti, chiamati dalla vostra fiducia al posto che occupiamo abbiamo accettato il mandato sicuri di non essere in contraddizione e di rappresentare la maggioiranza degli elettori. Se non che il risultato locale delle ultime elezioni politiche di domenica 26 ottobre hanno numericamente dimostrato che gli elettori d’oggi in Turbigo appartengono in grande prevalenza al partito socialista (…)”. Il conforto del Consiglio comunale tutto (compresi i primi socialisti) fece sì che il dottor Bussola ritirasse le dimissioni
LE AMMINISTRATIVE DEL 7 GIUGNO 1914. Le successive elezioni portarono in Consiglio comunale 20 consiglieri, diversamente dai quindici com’era stato sino ad allora e 4 assessori effettivi anziché 2. Nel Consiglio comunale del 16 giugno 1914 con 18 voti favorevoi (1 De Cristoforis, 1 bianca) Carlo Bussola venne riconfermato sindaco di Turbigo: 1 – CARLO BUSSOLA; 2 – AIROLDI ing. cav. Antonio; 3 – DE CRISTOFORIS nobile don Luigi; 4 – GRASSI cav. Paolo, assessore anziano; 5 – CONSONNI ing. Luigi;
6 – FRANCESCHINI ing. Piero; 7 – MORETTI dottor Piero; 8 – MIRA Carlo; 9 – AZZIMONTI Piero; 10 – GUALDONI Giovanni; 11 – COLOMBO Francesco; 12 – SERATONI Luigi; 13 – GUALDONI Luigi;14 – MIRA Giovanni; 15 – COLZANI Giuseppe; 16 – PEDROLI Baldassarre; 17 – VISMARA Carlo; 18 – BIANCHINI Francesco; 19 – CAPPELLETTI Giovanni; 20 – CALCATERRA Luigi.
L’8 giugno 1919 il dottor Carlo Bussola rassegnò le dimissioni da consigliere e da sindaco di Turbigo per la necessità di “giovanili energie” e il suo posto fu preso dall’ingegner Luigi Consonni, nipote dell’ingegner Paolo Tatti.
FOTO L’ingegner Piero Franceschini era già presente nel Consiglio Comunale del 1914 e avrebbe accompagnato tutta la vita amministrativa nel Ventennio, fino ad essere nominato Commissario Prefettizio nel 1943. Furono in tanti che dissero ‘grazie’ all’ingegnere che, una volta diventato direttore generale dell’Azienda Tranviaria Milanese, privilegiò l’assunzione di tanti turbighesi che, alle cinque del mattino, prendevano il primo treno delle Ferrovie Nord per andare a lavorare a Milano all’ATM.