TURBIGO – Il primo progetto per un sistema fognario risale a circa un secolo fa. Fu durante il Ventennio che lo studio milanese degli ingegneri Consonni&Foltz (Luigi Consonni era stato sindaco di Turbigo nel 1919-20, poi sindaco e podestà a Nosate) fece il primo progetto i cui elaborati sono conservati nell’Archivio civico, un incarico professionale congruo che permise al Consonni di essere ‘generoso’ con il paese di cui era stato sindaco lo zio, l’ingegnere Paolo Tatti, per cinquant’anni e del quale era l’erede universale (peccato che, quando contattammo gli eredi per avere una foto dello prozio, non ne fossero in possesso. La riconoscenza non è di questo mondo).
L’industrializzazione del territorio aveva preso corpo nel Ventennio. Le decine di concerie, sorte impiantando bottali nelle stalle, scaricavano le acque per terra o in un impianto inadatto per tali scarichi aggressivi e inquinanti. Spore di carbonchio cominciarono a inquinare i terreni mettendo a pericolo le culture agricole irrigate dalle acque delle rogge che scendevano verso Robecchetto. E i terrieri, con in testa il Sindaco, cominciarono a inchiodare Turbigo sulle proprie responsabilità. Poi, la moria di alcune mucche, fece fare i primi passi istituzionali (esposte e denunce) che avrebbero portato, nel secondo dopoguerra, alla realizzazione del depuratore delle acque, entrato in servizio nel 1974, cinquant’anni dopo le prime lamentele. Bisogna ricordare che era il tempo in cui si ‘sopportava’ anche lo spagliamento dell’Arno, coi liquami delle industrie del Varesotto che arrivavano nei boschi posti oggi a corollario dell’attuale depuratore (Castano, Lonate, Nosate che subì l’inquinamento del pozzo), che ancora oggi riversa i suoi scarichi malsani nel canale Industriale-Naviglio Grande. Se non ci fosse stata ‘Malpensa 2000’ e il ‘santo’ Giuseppe Zamberletti, varesotto e allora primo ministro della Protezione Civile di cui fu il ‘fondatore’, saremmo ancora lì ad innalzare le strade immerse nel putridume…
Amunt. Turbigo negli Anni Ottanta era funestato da odori che provenivano dalle caditoie in diverse vie del paese. Bisognava intervenire e i fondi che l’Enel aveva messo a disposizione del Comune in occasione del potenziamento con risanamento ambientale della centrale (una decina di miliardi delle vecchie lire), cadevano proprio a fagiolo. Fu deciso dagli amministratori il rifacimento dell’impianto fognario – su un progetto generale dell’ingegnere Villoresi – dividendo i reflui civili da quelli industriali. Questi ultimi non avrebbero avuto nessuna esalazione verso l’esterno, proprio al fine di evitare gli odori maleodoranti: una scelta all’avanguardia!
1 – FOGNATURA CIVILE IN VIA XXV APRILE costò circa un miliardo di vecchie lire e fu terminata nel dicembre 1987. Il tratto stradale è costellato da molti tombini perché solco di scorrimento di quando l’Arno affluiva al Ticino (fino all’inizio del Novecento una roggia scorreva ancora lungo la Via).
2 – FOGNATURA LOCALITA ‘BELVEDERE’. Costò circa 300 milioni di vecchie lire e serviva al nuovo insediamento civile che si era venuto a formare in tale località.
3 – FOGNATURA PORZIONE OVEST (1°-2°lotto, 729+498 milioni di vecchie lire). L’intervento ha implicato la realizzazione dei sottopassi del Naviglio Grande, un tratto della Via Roma e della Via Volta interessando il tratto compreso tra la SS 341 ‘Gallaratese’ e la roggia Arno, recipiente di sfioro delle acque di piena. L’incarico fu affidato agli ingegneri Luigi Paolino-Michele Langé che progettarono l’esecutivo secondo le indicazioni del progetto generale ‘Villoresi’, che prevedeva l’aumento del diametro del condotto civile e l’installazione di un condotto autonomo, in materiale plastico (polietilene), per lo scarico delle acque industriali che ne evitasse il mescolamento con le acque civili e meteoriche e le convogliasse direttamente al depuratore senza che venissero intercettate dal manufatto di sfioro nella roggia Arno.
Due i sottopassi del Naviglio realizzati nel mese di marzo 1988, in occasione dell’asciutta del Naviglio Grande: il primo poco a monte del ponte secentesco, servì per i reflui civili, le cui tubazioni attraversarono l’attuale zona del ‘Baretto’ che fu acquisita dal Comune (proprietari erano i Cerutti Spugne); il secondo sottopasso, affiancato a quello storico già esistente poco a monte del ponte ferroviario (nella foto).
A questi due importanti interventi ne seguirono altri che furono realizzati negli anni successivi previo acquisizione dei finanziamenti: Fognatura porzione ovest 3° lotto; Progetto stralcio completamento 1°-2° lotto; Civica fognatura rete industriale zona est e centro (Vie Arbusta, Mazzini, Leonardo da Vinci); rete industriale zona via Enrico Fermi; Fognatura civile Via Matteotti e via dicendo…
Dopo una trentina di anni di servizio la rete di fognatura turbighese non ha fatto scherzetti. Funziona a documentare come i progetti siano stati eseguiti a regola d’arte.
FOTO lavori in Via Roma e sottopassi Naviglio Grande a monte del ponte ferroviario e, qui sotto, accanto al ponte in pietra