‘Il Giornale’ di oggi, 10 maggio 2020, pubblica un lungo reportage sulla diga di Neckartal, la più grande della Namidia, costruita da Salini Impregilo (un nome, dopo Genova, simbolo del ‘made in Italy’) che raccoglierà le acque dl fiume Fish, le quali saranno utilizzae per produzione di energia elettrica e poi distribuite attraverso una rete per l’agricoltura. Un’opera di alta ingegneria che ci ha fatto venure un mente la lotta col dio fiume combattuta dagli uomini di Castano della ’Torno’ per realizzare la diga di KARIBA sullo Zambesi, la cui memoria è condensata in un libro, pubblicato da Garzanti nel maggio 1960, del quale pubblichiamo il frontespizio e un passo.
Furono molti i Castanesi (chi scrive ha conosciuto uno che sapeva avvolgeva i motori elettrici a memoria, si chiamava Ferdinando Caloia!) che collaborarono alla costruzione della grande diga nello Zimbawe dove, oltre al lavoro, non mancò l’onore, e toccò a un inglese (sic!) registrarlo, poche parole che leggendole ancora oggi fanno venire la pelle d’oca:
“Gli italiani avevano perduto sei settimane per i capricci del fiume. Bisognava recuperarle per incassare il premio e, per gli italiani divenne una questione di orgoglio per mostrare a tutti come essi potessero superare le avversità. Erano decisi a non accampare scuse e a qualunque costo dovevano raggiungere il loro primo traguardo. E lo raggiunsero, con quattro giorni di anticipo. Da quel momento non ci furono dubbi sulla capacità degli italiani di far fronte all’impresa. Tempo un anno, infatti, e il pendolo dell’opinione pubblica (che prima li aveva scherniti) doveva oscillare al punto di far dire alla gente: Solo loro potevano farcela!”. Ecco, questa era la ‘Torno’ di Castano Primo!
FOTO l’ingegnere Giuseppe Torno (nato come geometra gli fu assegnata una laurea ad honorem), il fondatore, che ha dato il nome alla scuola secondaria di Castano Primo e il frontespizio del libro che raccoglie la memoria dell’impresa di Kariba