TURBIGO – Ci capita spesso di essere chiamati a raccontare storie. A gentile richiesta. Alcuni ci scrivono su Fb, altri ci fermano per strada dicendoci (è il caso recente di G.B.) che quand’era piccino suo padre gli parlava di un certo senatore Treccani. Ma chi era? E allora noi, che abbiamo la ‘malattia’ dello scrivere, riempiamo i momenti vuoti. La prima cosa che facciamo è la ricerca della documentazione. In questo caso abbiamo subito trovato il libro ‘Genealogia dei Treccani degli Alfieri’ di Cesare Manaresi, edizione d’arte Emilio Bestetti, Milano 1941, stampata in 500 esemplari (dal quale abbiamo tratto la foto che pubblichiamo), che mi fu donata da un turbighese che, sapendomi ‘feticista cartaceo’, me lo mise in mano senza aggiungere altro. Quarant’anni fa.
IL CONTE GIOVANNI TRECCANI DEGLI ALFIERI, INDUSTRIALE, SENATORE DEL REGNO
Nacque a Montichiari e all’età di 18 anni (1895) si recò in Germania per studiare l’industria tessile. Nel 1911 si mise a capo del Cotonificio Valle Ticino, che era in dissesto, con gli stabilimenti fermi e gli operai senza lavoro, e rapidamente ne risollevò le sorti. Ne promosse lo sviluppo nel Ventennio e i suoi stabilimenti arrivarono ad occupare 5000 operai – prima dell’inizio del secondo conflitto mondiale – che producevano 150 Km di tessuto al giorno, esportandone la metà. Il Cotonificio aveva tessiture distribuite in diversi paesi (tra cui Turbigo) una storia industriale raccontata in una pubblicazione di una decina di anni fa. (1)
IL COTONIFICIO VALLE TICINO IN PROGRESS – Nei primi anni del Novecento, la frenesia cotoniera prese l’industria tessile segnando uno step tecnologico che diede il via all’industrializzazione del territorio. Nel 1905 quella che fu la Tessitura di Vanzaghello fu acquisita dal Cotonificio Valle Ticino (CTV) insieme a due complessi industriali di Turbigo. Il primo era una filanda di Edoardo Imhoff (che ne possedeva una più grande a Buscate) posto sulla Strada Provinciale (l’odierno ‘Manicomio’); il secondo era la ditta Gennaro e C. sulla strada delle Bagotte (filatura di cotone che nel 1898 occupava 180 dipendenti). Sono anni in cui il CTV acquistò anche l’ex Casati a Trecate, la tessitura di Vanzago (ex Cerini) e uno stabilmento a Cerano. La grande ‘fabbrica’ diede lavoro a migliaia di contadine, procurandogli un reddito che mai avevano visto prima. Donne impegnate a lavorare a turni dalle cinque del mattino alle nove di sera immortalate in gigantografie che distinguono i libri di storia locale.
Nel 1937 gli stabilimenti salirono a undici e 4500 erano i dipendenti. Allora il CTV aveva due filature (Turbigo, Vittuone); cinque tessiture (Cerano, Fagnano Olona, Trecate, Vanzago, Vanzaghello); una tessitura a colori (Nese); un candeggio e tintoria a Cerano, mentre una tintoria con stampa tessuti e lavorazione velluti a Fagnano Olona.
Durante la seconda guerra mondiale la produzione diminuì del 25% a causa delle mancanza di materie prime e le difficoltà d’esportazione. Nei due anni di occupazione tedesca le difficoltà si accentuarono. Poi la Liberazione colpì l’industriale con l’epurazione, ma difeso dai CLN locali, nel 1947 Giovanni Treccani ritornò ai vertici del Cotonificio. La crisi cotoniera degli Anni Cinquanta piegò le gambe alla grande ‘fabbrica’ che fu costretta alla chiusura degli stabilimenti, tra cui Turbigo con il licenziamento di 600 operai (esiste la lista dei licenziati nell’Archivio Civico turbighese, nella quale compare anche il nome della madre di chi scrive).
FOTO IN EVIDENZA, il senatore Giovanni Treccani; altre tracce, nello stile caratteristico del Regime su sfondo rosso, ancora oggi esistenti in quello che fu il Cotonificio Valle Ticino