TURBIGO. E’ una storia ‘vecchia’, di quelle che si fermano nel profondo dell’archivio mentale. Trent’anni fa, successe che, una signora, già anziana, ci venne a cercare dicendoci che, all’inizio del Novecento, in fasce, era stata portata nella Pia Casa di S. Caterina alla Ruota di Milano in carrozza e il documento di accompagnamento era firmato dal dottor Scaccabarozzi, medico condotto di Turbigo-Nosate.
Voleva sapere chi fosse suo padre e mi invitava a fare ricerche d’archivio per documentare quello che lei aveva in qualche modo già arguito: il cavalier Paolo Grassi. Costui aveva guidato il Comune negli anni della prima guerra mondiale ed aveva avviato, all’inizio del Novecento, una delle prime concerie che produceva pelli per guanti nel Castello, allora di sua proprietà (tempo dopo l’avrebbe acquistato un Garavaglia a seguito di un patto di riscatto, nel senso che il Grassi avrebbe potuto riscattarlo se avesse restituito i soldi a cui prestati. Cosa che non fece e ancora oggi è della famiglia Garavaglia).
Questa la storia, per sommi capi. L’intento della signora era quello di far valere i diritti di figlia naturale, ma non sapeva nulla del Castello dei Torriani (XIII secolo). La proprietà non era più degli eredi Grassi, bensì dei Garavaglia, una famiglia che è riuscita a farlo arrivare ai nostri giorni.
Due parole sulle ‘Pie case’ per esposti (questi portavano il nome e il cognome che iniziavano con la stessa lettera dell’alfabeto) che risalivano al Medioevo, quando i poteri religioso e civile erano tra loro strettamente interdipendenti, con una netta predominanza del primo che aveva già costellato il territorio di rettori-parroci che campavano con i redditi del beneficio parrocchiale. La prima istituzione dedicata agli esposti sorse a Milano più di mille anni fa, ma è interessante notare che il Concilio di Aquisgrana del 816 stabiliva che presso ogni chiesa dovesse funzionare un ospedale per poveri, esposti, un luogo che offrisse ricetto a chiunque ne avesse bisogno, compresi i pellegrini.
E questa, secondo noi, la curiosità al punto che ci fu un periodo in cui, non solo gli illegittimi, ma anche i legittimi venivano inviati in questa case – fino all’età di 7 anni – per far sì che fosero educati al meglio .
FOTO Il cav. Paolo Grassi, già vice sindaco di Turbigo all’inizio del Novecento