TURBIGO-BOFFALORA. Ci avevano detto che su una vecchia casa a Boffalora, lungo l’alzaia e poco distante dal ponte sul Naviglio, c’era un affresco riportante lo stemma dei Torriani. E allora siamo andati a cercarlo. Grazie alla benevolenza di una vecchia signora, che ha la finestra proprio sopra all’antico affresco, abbiamo saputo che recentemente la Soprintendenza ne ha curato il restauro.
La storia dei Torriani è stata cancellata dalla storia dai Visconti, vincitori a Desio (1277) che una volta insediati a Milano hanno demolito le roccaforti torriane (Castelseprio, ecc,) e cancellato tutti gli stemmi che comparivano nel contado.
Ma cosa aveva fatto di grande tale famiglia?
SIGNORI DI TURBIGO il castello medievale porta la loro firma negli affreschi che sono stati recentemente riscoperti, ma anche la pila del ponte in località Villaria è attribuita al tempo in cui ebbero la Signoria di Turbigo (XIII sec). Una via del paese ricorda ‘Napo Della Torre’ proprio per questo motivo.
IL NAVIGLIO. Sappiamo che la borghesia, dopo la costruzione dugentesca del Naviglio cominciò a pensare come sfruttare le vaste praterie della Bassa Milanese che potevano promuovere l’allevamento del bestiame, mentre i molti mulini, azionati dai corsi d’acqua, potevano mettere a disposizione della forza motrice.
Prezioso in proposito e ricco di riferimenti documentali è lo scritto di Gio.Batta Settala, Relationi del Naviglio Grande et di quello di Martesana della città di Milano (Milano, 1603) dove si dice che:
“MARTINO TORRIANO nel 1257, per troncare le accuse rivoltegli per aver costruito edifici troppo sontuosi in Milano, condusse tutti gli operai al Tesino per guidarli appresso Abbiategrasso per realizzare un canale navigabile al fine da poter menare con pochissima spesa i frutti delle possessioni”.
Nei capitoli successivi 8° e 10° delle citate ‘Relationi’ il Settala illustra le finalità del progetto dei Torriani (una famiglia originaria del Comasco): “Fu fatto questo Navilio per dare abbondanza a Milano di legna da fuoco e da opera, di carbone, di vino, di calcina e pietre vive e cotte, di carne, di grassine, di pesci et delle merci che dal Lago Maggiore, da Svizzeri et da luoghi circonvicini in abondanza, et con posa spesa si conducono, et per levar da Milano sale, ferro, grani, risi, lini e altre robbe che si vendono ai lacuali (…)”
Accanto all’aspetto commerciale il tecnico cinquecentesco sottolinea l’importanza agricola del Naviglio:
“Fu eziando ritrovato questo Navilio per irrigar Terreni, et far ruotare Molini, Prati, Risati, Linati, per nutrir bestiame…..per questo la città s’è fatta più popolata, abondante et ricca”.
Tutto ciò circa ottocento anni fa, grazie ai Torriani.
FOTO l’affresco di Boffalora, con il alto a sinistra lo stemma dei Torriani, una delle poche vestigia di questa nobile famiglia