TURBIGO – Giulio Tettamanti era nato a a Turbigo nel 1939 da genitori turbighesi. La sua fanciullezza l’aveva trascorsa sull’Alzaia del Naviglio Grande, dove aveva conosciuto gli amici più cari con i quali condivise le gioie e i dolori della vita. Visse il suo tempo: dopo il Rosario serale, gli abitanti del cortile si sedevano attorno ad ascoltare storie che gli anziani raccontavano e ognuno diceva la sua in merito a quanto era successo durante la giornata. D’estate ci si addormentava cullati dai concerti dei grilli e le acque del Naviglio Grande, nel loro scorrere – una sorta di metafora della vita – applaudivano sommessamente accompagnate dal suono delle campane della chiesa d’in Giò.
La sua fede la deve, oltre al buon Dio, ai suoi genitori e alle persone che il Signore gli aveva fatto incontrare. Terminate le scuole elementari iniziò a lavorare come falegname presso una bottega del luogo e, di sera, frequentava a Castano Primo la scuola per l’avviamento al lavoro, acquisendo una specializzazione che utilizzò, in seguito, nella centrale termoelettrica dell’Enel di Turbigo, dove rimase in organico sino alla pensione.
Nel 1966 si era sposato e dal matrimonio nacquero due figlie, le quali gli hanno donato tre nipoti. Gli amori tramandandosi si rinnovano! Nel dopolavoro Giulio era sempre disponibile con tutti, aiutava tutti coloro che si rivolgevano a Lui e lo faceva con sincero altruismo. Un atteggiamento straordinario, animato da quel ‘Ama il tuo prossimo come te stesso”, così difficile da perseguire per i comuni mortali…(*)
* – “E’ ANDATO IN PARADISO …” Ha scritto Giuseppe Leoni nel marzo 2008 in occasione della sua morte: “Se c’è il Paradiso Giulio Tettamanti, 68 anni, ci va diritto perché era una persona buona, per natura. E’ caduto in bicicletta domenica scorsa, colpito da un infarto. Di quelli che non lasciano scampo. Stava portando in bicicletta la ‘particula’ sacra ai malati in paese. Com’era sua abitudine, come aveva sempre fatto. Aveva lavorato in centrale, ma di più in parrocchia Non conosceva la regola del ‘do ut des’ che impera oggidì: non chiedeva mai nulla in cambio dei servigi che faceva alle vecchie signore che dovevano cambiare una lampadina o montare un chiavistello alla porta. Il mondo va avanti perché ci sono uomini come Giulio, con una umanità così grande da lasciare sbalorditi chi tende a difendere il suo con le unghie e i denti, tutti i giorni, che non regala neanche un sorriso ai vicini. Turbighese d’oro (1999), Croce Oro dell’Avis, suonava nella Banda musicale ‘La Cittadina’. Se n’è andato un turbighese che ha fatto solo bene al paese, uno di quelli che lasciano il segno, scavato con l’esempio”