TURBIGO – Ambrogio Palestra da Abbiategrasso è certamente lo storico locale che ha dato un grande contributo alla conoscenza delle radici culturali della riva sinistra del Ticino. Direttore dell’Archivio della Curia Arcivescovile di Milano ha avuto il tempo di consultare, volume dopo volume, le cronache contenute nelle Visite Pastorali del grande Santo, Carlo Borromeo, che diede una frustata di vitalità ad una chiesa incartapecorita, dove i preti facevano tutt’altro che alzare la croce contro la tempesta.
E’ un vero peccato che la ‘storia locale’ non venga studiata nelle Università (probabilmente perché mancano i docenti!) come avviene in altri Paesi europei, ma parallelamente a tutto quello che è ‘ufficiale’ è riuscita a trovare un suo pubblico che, specialmente negli ultimi decenni del Novecento – a cura di tante banche – ha prodotto un’infinità di volumi che ora si trovano in vendita per pochi euro nelle bancarelle dei libri usati. Nessuno ne ha tenuto il conto, nessuno ha curato una bibliografia…un vero peccato!
Dicevamo di Ambrogio Palestra e di altri (Giampiero Bognetti, Cinzio Violante) che hanno divulgato la storia locale per decenni su riviste come ‘Habiate’, ‘Cà di Sass’ della Cariplo, Archivio Storico Lombardo. Quest’ultima, nata nel 1876, continua a pubblicare studi di carattere lombardo in un tomo che esce ogni anno con centinaia di pagine. E qui che si trovano i saggi più importanti degli studiosi citati che sono alla base della nostra storia locale. Come, ad esempio, ‘L’origine e l’ordinamento della Pieve in Lombardia’, pubblicato sull’Archivio Storico Lombardo nel 1963, dove monsignor Ambrogio Palestra va alle radici della religiosità popolare.
IL CULTO PREROMANO DELLE MATRONE CELTICHE. La romanizzazione della Lombardia trasformò il modo di vivere delle tribù galliche, ma non riuscì a eliminare la tendenza al vivere in case sparse, tant’è che la campagna lombarda si differenzia da quelle di altre regioni meridionali proprio per i numerosi cascinali e quasi sempre al centro del fondo coltivato. In questo contesto il paganesimo romano ufficiale si impose nelle campagne. Lapide votive a Giove, in onore a Mercurio, il culto a Silvano molto diffuso tra l’Adda e il Ticino, sono i segni della civilizzazione romana. Ma vi è un altro culto molto diffuso tra le popolazioni gallo-romane dell’agro milanese, quello delle Matrone. Si tratta di divinità femminili, in numero di tre, protettrici della fecondità della natura ed anche degli uomini: erano onorate specialmente presso le sorgenti e personificavano la virtù fecondatrice delle acque. Avanzi di edificio di culto pagano sono stati rinvenuti a Corbetta (nelle fondamenta della chiesa di S. Genesio a Dairago) e anche nel cimitero di Robecchetto c’è l’ipotesi di un tempio aulico di età augustea ‘perduto’ sotto la cappella di S. Vittore, del quale è stato rinvenuto la parte inferiore di un capitello corinzio-romano.
L’AFFERMAZIONE DEL CRISTIANESIMO (V secolo). La diffusione del cristianesimo nelle campagne lombarde è testimoniata dalle epigrafi mortuarie. Le prime sono databili ai secoli V e VI. Del secolo V sono solamente sette e la più antica è del 425.
La fondazione delle Pievi seguì quella degli Oratori a carattere privato che ricchi possidenti impiantarono nelle loro proprietà. Le Pievi furono dislocate in preesistenti distretti amministrativi o militari di notevole importanza sociale o bellica o nei pagi di origine celtica (che comprendevano un certo numero di vici), comunque in posizioni strategiche (strade) per i mezzi di comunicazione.
Le Pievi sorsero in maniera graduale e la graduatoria è possibile stabilirla se si considera il Santo titolare dell’ecclesia plebana. Per esempio, Appiano, dedicata a S. Stefano, è del VI secolo perché il culto di tale Santo è caratteristico di quell’epoca, mentre S. Vittore precede qualsiasi altra dedicazione. La pieve ebbe bisogno di beni materiali sia per il culto sia per il sostentamento del clero e Papa Gelasio già nel 494 confermò un’antica consuetudine riguardante la decima divisa in quattro parti: la prima per il vescovo, la seconda per il clero, la terza per la chiesa, la quarta per i poveri, gli ospiti e i pellegrini (Di fatto le cose andarono in un altro modo come denunciato dalle Visite Pastorali della fine del Cinquecento).
Verso la fine del XIII secolo, in sintonia con il nuovo spirito comunale, i villaggi cominciarono a pretendere una certa autonomia dalla chiesa plebana: nacque così la parrocchia-paese al tempo del Comune rustico che è arrivata fino a noi, oggi un po’ traballante.
FOTO 21 ottobre 1986 – Monsignor Ambrogio Palestra inaugura la mostra celebrativa nel cinquantenario della dedicazione della chiesa parrocchiale che portò alla pubblicazione di un libro ‘Il patrimonio storico-artistico della parrocchia di Turbigo’. Nella foto si riconoscono don Giampiero Baldi (anch’egli originario di Abbiategrasso come monsignor Palestra), don Giancarlo, l’ing. Luigi Paolino, l’arch. Angelo Vittorio Mira Bonomi e il sindaco Luciano Orlandi.
Una stele delle matrone celtiche rinvenuta a Avigliana (Alessandria)