TURBIGO – Era nato a Turbigo, in Via Adua il 24 giugno 1930, giorno di San Giovanni, da Clementina e da Luigi Mira nelle delle case della ‘Filatura Valle Ticino’, dove il padre svolgeva la mansione di assistente. Passò l’infanzia con il suo maestro d’arte e di vita l’artista Carlo Bonomi alla ‘Selvaggia’, eremo di cultura e di forti insegnamenti nel concetto rinascimentale ‘Salvatico è chi si salva’.
I primi studi nel collegio salesiano di Novara e a Re in Val Vigezzo consolidarono il carattere e gli ideali.
ARCHITETTO – Terminò il liceo alla scuola pubblica di Busto Arsizio e, nel 1949, si iscrisse alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove maturò gli insegnamenti di illustri docenti quali il Portaluppi, Gio Ponti, Annoni allievo di Boito, Crema Soprintendente ai Monumenti della Lombardia e architetto della Veneranda Fabbrica del Duomo, Gazzola Soprintendente ai Monumenti del Veneto. Professionisti conclamati per arditi progetti (ricordiamo la proposta italiana del Gazzola per sollevare il grandioso tempio rupestre di Abu Simbel in Egitto, con martinetti idraulici in occasione della costruzione della diga di Assuan).
Laureato e abilitato ai pieni voti (100/100), svolse per circa sessant’anni la professione di architetto-staticista, peraltro già iniziata prima ancora di terminare gli studi accademici, con opere pubbliche (il palazzo comunale di Turbigo 1964-68 in calcestruzzo a vista; il ponte in cemento armato precompresso sul Naviglio Grande del 1966) e private (la Villa Merlo a Massino Visconti, unica al mondo per la sua ardita architettura strutturale sul bacino imbrifero del Lago Maggiore), Villa Cormani (1962?), unico esempio di razionalismo architettonico sul Naviglio Grande; la Casa del Popolo ‘Luigi Bianchini’ (1958-60).
AMANTE DELLA VITA – Disincantato amante della vita in tutte le sue forme, innamorato della natura e del territorio, esplorò in modo profondo la nostra Valle: dal Lago delle Verbene al Siccomario, navigando sportivamente con la canoa il Ticino e il Po per percorrere gli itinerari storici che lo portarono anche a Venezia.
ARCHEOLOGO – Archeologo di chiara fama e Direttore di Musei fu per oltre trent’anni Ispettore Onorario delle Soprintendenze alle Antichità ed ai Monumenti nella Provincia di Milano e Varese (1). Grazie alla collaborazione con illustri Soprintendenti, tra cui il professor Mario Mirabella Roberti, che ne apprezzò le doti teoriche e pratiche durante il restauro dei monumenti protostorici del Monsorino (VIII-VII sec. a. C., I Età del Ferro) nel territorio di Golasecca (1964-65), e le numerose campagne di scavo con la scoperta dell’abitato protourbano della Cultura di Golasecca a Castelletto Sopra Ticino (1968), che il Nostro identificò con la mitica città di Melpum tramandata da fonti storiche, distrutta dai Celti transalpini nel 396 a.C., nello stesso giorno della distruzione della città di Veio da parte dei Romani.
Nel 1976 la scoperta del grande insediamento della facies culturale protogolasecchiana della Malpensa (XII-IX sec. a.C. – Età del Bronzo finale), presentata nello stesso anno al IX Congresso Internazionale di Preistoria e Protostoria svoltosi a Nizza.
Nel 1996 svolse una complessa indagine per conto del dottor Federico Longobardi, Procuratore della Repubblica di Montepulciano tesa a individuare il mausoleo-santuario del Re Porsenna di Chiusi, in Val di Chiana a Sarteano (VI sec. a. C.), sacro monumento della cosmologia etrusca.
AMANTE DEL SUO PAESE – Un personaggio eclettico che ha amato il suo paese del quale è stato Presidente della Pro-Loco per molti anni (1986-1997). Diede il suo contributo alla difesa dalla demolizione del ponte secentesco in pietra sul Naviglio, sostenendo la raccolta firme avviata da Giuseppe Garavaglia della conceria Piave. Anche l’ipotesi oltraggiosa di ricavare un ‘parcheggio Tir’ nel cortile d’onore del palazzo De Cristoforis non ebbe forza di sussistere. Gli venne attribuito il prestigioso riconoscimento civico nel 2007.
Nella fase ultima della sua vita raccolse le sue memorie in una serie di libretti che documentano il suo spessore culturale. Al tempo, mi parlò anche che stava lavorando ad un romanzo ispirato dalla metempsicosi, del genere di essere protagonista delle vicende archeologiche che hanno accompagnato la sua vita, dal tempio di Porsenna a Melpum: “Sono nato cinquemila anni fa sulla riva sinistra del Ticino….”
L’ultima telefonata a chi scrive la fece il 28 settembre 2016 – sei mesi prima di andarsene, nel primo giorno di primavera dell’anno successivo – che si concluse con le seguenti parole: “Ti ricorderai di me?
FOTO Angelo Vittorio Mira Bonomi indica il pavimento originario della ghiacciaia del XV secolo, annessa al palazzo De Cristoforis nell’ala adiacente alla Via Roma
NOTE
1 – Giorgio Luraschi su la ‘Rivista Archeologica dell’antica Provincia e Diocesi di Como’, (RAC 186, 2004) tratteggiandola figura di Mario Mirabelli Roberti a quattro anni dalla morte, ricordò i motivi per cui il grande studioso cercava la collaborazione di tutti. Scrisse Mirabella Roberti nel 1972: “Con pochi soldi, personale pochissimo, la Soprintendenza non poteva fare molto, soprattutto non poteva star dietro all’incalzare selvaggio dell’edilizia cittadina, quasi sempre accompagnato dalla più alta insensibilità privata, ma anche pubblica, verso le memorie del passato. Aveva dunque bisogno di un aiuto, che non potendo provenire dallo Stato esangue e nemmeno da una gretta imprenditoria, doveva essere cercato altrove. Lui lo trovò valorizzando al massimo le associazioni culturali locali e creandone di nuove (Musei compresi) con studiosi sperimentali (come il nostro Angelo Mira Bonomi, ndr), ma anche e soprattutto con giovani innamorati della loro terra e della ricerca sul campo, dove godevano di libertà inusitate e, per molti suoi colleghi, inconcepibili. Pochi lo delusero. Fra costoro sceglieva gli Ispettori Onorari ed i Fiduciari che – sono sue parole – rappresentano ‘gli elementi più agili della situazione e le persone che al momento sanno essere sul posto pronte a prendere contatto con le prime necessità’. Per gratificare questi suoi provvidenziali collaboratori organizzava ogni anno dei convegni memorabili per quel che si imparava per le amicizie che si intrecciavano, per il rapporto – fatto di semplicità e stima – che si instaurava con Lui”,